martedì 4 ottobre 2011

Un campione mondiale. Ignorato

Tommaso Di Pilato ha preso parte a cinque competizioni internazionali. È cieco

SAN GIULIANO. Ha partecipato a cinque campionati del mondo di sci nautico, sempre con la maglia azzurra di componente della squadra italiana. Nell’ordine: 2003 ad Orlando, in Florida (Usa), 2005 a Schoten, in Belgio, 2007 a Tawsville, Australia del Nord, 2009 a Vichy, Francia, nel 2011 a Cincinnati, Ohio (Usa). Cinque competizioni iridate nelle quali si è battuto nelle diverse specialità della disciplina, tra cui slalom, salto, combinata. Il risultato personale è addirittura clamoroso: una serie impressionante di medaglie d’oro, d’argento e di bronzo.Bravo, bravissimo, voi direte. Noi aggiungiamo subito: superlativo. Si, perché Tommaso Di Pilato, del quale stiamo parlando, è cieco, non ci vede proprio, un non vedente in piena regola (purtroppo per lui). Naturalmente i campionati del mondo in questione sono quelli per disabili, dunque non vedenti compresi. L’eccezionalità del risvolto sta nel fatto che, benché cieco, Tommaso è un autentico mago nello sci d’acqua.Ed a llora vediamo di conoscerlo bene questo fenomeno. Nato il 22 gennaio 1965 a Bisceglie (Bari), a sei anni si trasferisce con la famiglia a San Giuliano Milanese. E’ già cieco, tutti i tentativi per salvarlo da un incidente non vanno a buon fine: è un non vedente e tale resterà. Trova lavoro come tecnico all’Asl di Melegnano, ma da qualche mese è in pre-pensionamento. Una vita del tutto normale: l’appartamento autonomo dalla famiglia (abitazione al primo piano di uno dei tanti palazzi sangiulianesi, ordinato e lindo come pochi), la collaborazione preziosa della signora Teresa, tante passioni per la testa, tra cui appunto quelle sportive. Pratica sci alpino, il foot-ball ed altro, ma preferisce lo sci nautico. Tentativi anche di ciclismo: mitico il suo «tour» in tandem con Giancarlo Cosio, disabile senza una gamba, per raggiungere dall’Italia la località di Sarajevo in occasione della visita di Papa Wojtyla: saranno entrambi in prima fila, allo stadio. «L’unica cosa ch e non mi riesce - commenta subito - è il nuoto: sembrerà strano per uno che pratica lo sci nautico, ma non so nuotare, vado a picco, in acqua mi perdo».Il nostro amabile interlocutore ci ricevere nel suo appartamento sangiulianese: ha tagliato i lunghi capelli e veste il gessato che portava ai mondiali, la divisa ufficiale, con tanto di cravatta azzurra. Sul tavolo, la maglia tricolore con le medaglie vinte a Cincinnati.Tommaso, par di capire che la cecità non è poi un dramma.«Beh, non è certo consigliabile a nessuno. Diciamo che, una volta ciechi, devi fartene una ragione. E vivere. Per la verità, a parte quell’incidente infantile, soffrivo già di ritinite pigmentosa, malattia che mi avrebbe comunque portato guai alla vista. Comunque, ho frequentato regolarmente le scuole, pratico la musica a tutto campo, anzi mi considero un compositore. E poi lo sport, che è la mia vera passione, praticato ovviamente con gli accorgimenti usati per i non vedenti. La mia famiglia abita n el palazzo a fianco del mio, siamo ancora molto uniti, ma ho preferito farmi l’appartamento da solo, essere indipendente, non pesare. Guardi che ce la faccio, persino alla grande».Sport a parte, sul quale ovviamente ritorneremo, tu passi per un paladino della causa dei disabili.«Grazie per averlo ricordato: è vero, verissimo. Da sempre la mia battaglia è proprio quella di dimostrare che il disabile ha diritto di vivere normalmente e che la società civile ha il dovere di assecondare tale legittimo intendimento. Trovo invece che qui in Italia la cultura nei confronti degli handicappati è ancora molto arretrata: le mie pur brevi esperienze all’estero in occasione di gare sportive praticate mi hanno insegnato che altrove c’è maggiore consapevolezza, più dignità, assai più senso civico: esiste quella cultura che qui ancora non c’è».Un giudizio piuttosto pesante.«Sarà, ma io parto dalla mia esperienza personale e l’aneddotica di Tommaso Di Pilato è davvero robusta. Non possiamo fermarci a raccontare tutti gli episodi perché ci vorrebbe un libro. No, guardi, siamo in arretrato, anche se vorrei tanto che fosse il contrario. Anche nel campo sportivo è così: un atleta italiano normale che vince ai mondiali viene accolto al suo ritorno in Italia come un eroe, io non ho mai visto, scusi la parola impropria, qualcuno che sia venuto ad applaudirmi quando sono ritornato sia dai cinque mondiali che dagli europei della medesima specialità che da altre gare che ho vinto. Mai successo, eppure sono stato campione del mondo e continentale parecchie volte e le assicuro che i concorrenti a queste gare sono sempre tanti. Spero che questa intervista serva a sensibilizzare, ma il cammino, le assicuro, è ancora piuttosto lungo, purtroppo».Grazie alle tue prodezze sportive hai potuto girare il mondo...«Vero. Probabile che senza lo sci nautico non avrei avuto questa possibilità e devo confermare che nei paesi dove sono stato ti fanno sentire, come disabile, una persona che conta: in Italia questo manca. Pensi ad esempio alla nostra televisione: grande spazio alle gare mondiali per normali, mentre per i disabili zero assoluto, eppure la federazione di competenza può legittimamente andare fiera anche grazie alle nostre medaglie, mie e dei miei colleghi che l’hanno vinta. Probabilmente, siccome non ci sono interessi alle spalle, notizie che ci riguardano non vengono riferite dall’informazione, eppure una medaglia d’oro rappresenta sempre un fatto importante. I normali vengono osannati, noi ignorati».In effetti è vero.«Sì, e questo che mi dà fastidio, ci vuole poco a gratificarci per le nostre imprese, esiste una vera e propria barriera mentale che è più forte del sistema. Lo dico a livello generale, quello comunale compreso. Si viene ignorati, eppure guardi che lo sci nautico è una disciplina che non ti offre la possibilità di riprenderci nel caso di incagli durante la gara: se uno parte male in competizione, viene rispedit o a casa senza remissione. E nella preparazione per le gare iridate, ad esempio, si perdono mesi e mesi di lavoro: che ci sia quanto meno un rientro delle spese di gestione personali, invece niente. D’accordo, siamo spesati durante le trasferte, ma anche qui il vincitore che è normale viene gratificato di premi, a noi rimane solo la medaglia».Parliamo di questa tua ultima recentissima esperienza a Cincinnati.«Intanto ho dovuto adattarmi ad una guida dal motoscafo diversa: Fabrizio Sonzogni, che è stato il nostro tutore da sempre sulla barca, è stato spedito a guidare un’altra squadra nazionale ed il nuovo, Daniele D’Alberto, è... nuovo e quindi devi ricominciare da capo. Nel salto ho preso l’argento dietro Daniele Cassioli, 23 anni, di Gallarate: lui ha saltato 21 metri, io 17 metri. Poi ho vinto l’oro nello slalom, come squadra ci siamo classificati secondi, ma senza due severe squalifiche di nostri atleti (eravamo sette in tutto), avremmo anche potuto aggiudicarsi l ’oro. Io mi alleno da sempre al centro federale Recetto di Novara».Il pallino rimane sempre la “visibilità” del disabile...«Certamente. Scusi il gioco di parole, ma io non intendo “oscurare” nessuno, cerco anzi di “portare la luce”, quanto meno togliere le ombre che ti vengono sempre davanti da parte della società civile. Dei cinque mondiali, limitandoci a parlare di quelli, mi ha entusiasmato maggiormente l’esperienza in Australia. Devo dire che gran parte del merito è stato proprio della nostra guida dalla banca Fabrizio Sonzogni, pilota ed amico, un personaggio inimitabile, capace di rendere allegro l’ambiente azzurro. Guardi, nella nostra disciplina non c’è la regola del Dio denaro, è uno sport pulito ed io lo pratico per amore vero, per partecipare e per vincere. Ma il riflesso rimane sempre quello dell’immagine del disabile: dare luce a che è stato meno fortunato perché merita pari dignità dei normali. Le posso anticipare una notizia ghiotta: par e confermato che i prossimi mondiali di sci nautico si disputeranno nel 2013 qui all’Idroscalo di Milano,praticamente sull’uscio di casa mia, e quindi se verrò convocato come azzurro farò di tutto per continuare la mia battaglia per l’affermazione dei diritti del disabile mediante le vittorie».Problemi con la federazione e le istituzioni?«I rapporti con la nostra federazione sono buoni: certo, non devi pretendere, loro ti danno l’essenziale. Vorrei, detto in generale, venire apprezzato per tutto quel che sono riuscito a fare e che intendo continuare a fare. È vero, sono stato ricevuto dopo la prova mondiale in Florida al Quirinale dal presidente della repubblica dell’epoca Carlo Azeglio Ciampi e devo dire che fu davvero una occasione straordinaria, di grande emozione. Ma per il resto, ripeto che manca la cultura nei confronti dell’handicappato. Io combatto questa battaglia a suon di ironia: scherzo sulla mia infermità, ci metto grande spirito. Nella vita faccio di t utto e guardi che proprio non mi annoio. Mi corre l’obbligo di farle leggere la lettera del presidente della Federazione Italiana Sci Nautico e Wakeboard, Silvio Falcioni: me l’ha mandata il 12 settembre scorso e mi invia «i più sinceri complimenti per i prestigiosi risultati conseguiti nella stagione agonistica 2011 e per le splendide medaglie conquistate ai mondiali». Mi domando perché nessun’altro si è accorto di queste mie imprese. Ma non per me, bensì per la causa dei disabili, sia ben chiaro».

«Falsi invalidi»: tra bugie e incompetenza

Altro che «un invalido su quattro è falso», come aveva dichiarato soddisfatto nel marzo di quest'anno il presidente dell'INPS Mastrapasqua. Vediamo perché - basandoci semplicemente proprio sulla risposta formale del ministro Sacconi a un'interrogazione parlamentare proveniente dalla Lega - la realtà sia tutt'altra e che ad essere revocate siano state non certo una pensione ogni quattro, ma solo quattro su cento! Ne prendano nota certi giornali, e ne traggano le conseguenze i Parlamentari

Per mesi, molti mesi, ci hanno raccontato che «un invalido su quattro è falso». Molti gli opinionisti e i politici che si sono spellati le mani plaudendo all'azione moralizzatrice dell'INPS che nel 2010 aveva revocato - a suo dire - il 23% delle pensioni di invalidità.
«Panorama», il settimanale, dedicava alla "piaga dei falsi invalidi" addirittura la copertina (quella del famoso "Pinocchio in carrozzina") e un robusto dossier che - unendo il verbo INPS e la "pancia leghista" - confermava l'implacabile vergognosa realtà: un invalido su quattro è falso.
Un cavallo di battaglia per la Lega - con soddisfazione del ministro dell'Economia Tremonti - e in particolare del capogruppo alla Camera, Reguzzoni, che arrivava trionfalisticamente a ventilare un risparmio per lo Stato di un miliardo di euro.

Ma al di là di queste improbabili e iperboliche previsioni, infondate sul piano contabile (la Corte dei Conti nel novembre 2010 ha registrato un risparmio di una settantina di milioni su 17 miliardi di spesa), su che cosa si basavano questi luoghi comuni?
Su una dichiarazione del presidente dell'INPS Mastrapasqua, che nel marzo scorso informava soddisfatto come nel 2010 l'Istituto avesse revocato il 23% delle pensioni d'invalidità civile controllate, quasi una su quattro. Nel 2009 quelle cancellate erano state l'11%.
Mastrapasqua affermava che il forte aumento era dovuto «all'affinamento del campione che si va a controllare, considerato che le indagini sono state concentrate nelle aree sensibili, nelle zone del Paese che già avevano evidenziato i maggiori tassi di revoche, che poi sono le stesse dalle quali di solito arriva il più alto numero di domande di pensione d'invalidità».

In Italia, anche presso i giornali, è invalsa la comoda abitudine di assumere come oro colato le veline e le informative dell'INPS, come se l'Istituto fosse un'entità sopra le parti che si pronuncia con crismi di scientificità. E di quelle asserzioni si è fidata anche la maggioranza (assoluta e bipartisan) dei Parlamentari.
A qualcuno ha fatto comodo crederci, altri l'hanno accettata senza porsi interrogativi o dubbi, scambiando dati provvisori e traballanti per definitive certezze.
Una prova? Su cinque mozioni approvate dalla Camera il 21 luglio scorso, quattro riprendono come assunto portante l'affermazione di Mastrapasqua: «nel 2010 revocate il 23% delle prestazioni». C'è chi addirittura (Di Stanislao, Mura, Donadi e altri Parlamentari dell'Italia dei Valori) quantifica - non si sa su quali basi - il risparmio per lo Stato: «È realistico attendersi un risparmio annuale di circa un miliardo di euro, una cifra notevole anche se lontana dagli 8-10 miliardi di euro recuperabili se, teoricamente, le verifiche fossero svolte su tutti» (Mozione 1-00622, approvata dalla Camera il 21 luglio 2011).

Ma il più implacabile è, come sempre, Reguzzoni. Il leghista chiede e ottiene dal ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Sacconi una risposta scritta sullo stato dell'arte. E Sacconi, a fine settembre, risponde formalmente: «All'interno del piano di verifiche straordinarie a livello nazionale nel 2009 è stato revocato l'11,69% delle prestazioni, ovvero c'è stato il riscontro di 21.282 non conformità su circa 200.000 controlli effettuati. […] Nel 2010 la percentuale di non conformità, su circa 100.000 controlli è stata del 10,2%, con 9.801 revoche totali».
In sintesi: nel 2010 la percentuale delle revoche è inferiore di un punto e mezzo rispetto al 2009. E soprattutto è clamorosamente falso che una pensione su quattro va ai falsi invalidi. Sacconi potrebbe sbagliarsi? No. Il Ministero non si inventa i dati, ma li chiede all'INPS...
Negli stessi giorni, poi, Nori, il direttore generale dell'INPS - quindi non certo l'ultimo degli uscieri - viene invitato a una Conferenza di Confesercenti per una relazione sulla previdenza, ma fatalmente il suo intervento scivola anche sui controlli sulle false invalidità e racconta che nel 2010 «abbiamo revocato pensioni di invalidità per il 10%, per il 35% abbiamo modificato il giudizio sanitario. Per le revoche siamo in attesa di eventuali contenziosi».
Le modificazioni del "giudizio sanitario" consistono in una ridefinizione della percentuale di invalidità in più o in meno rispetto a quella precedente (ad esempio da 90 a 80% oppure da 75 a 80%), senza incidere sul diritto alla pensione. Conta dunque poco… Il vero dato è il 10% delle revoche sul 2010! 10 non 23! Non una su quattro, ma una su dieci.

Ma Nori dimostra anche onestà intellettuale; infatti sa benissimo che su quelle revoche ci sarà (o è già in corso) contenzioso. E sa anche che - come asseverato formalmente dalla Corte dei Conti il 9 novembre 2010, con Delibera n. 84 - l'INPS soccombe davanti al Giudice per il 67% dei casi che trattano di invalidità civile. Quindi, quel 10% è destinato a scendere di oltre la metà: 4 revoche confermate ogni 100 controlli.
Altro che una pensione ogni quattro: quattro ogni cento! Ne prendano nota certi giornali, e ne traggano le conseguenze i Parlamentari.

P.S.: l'onorevole Reguzzoni è riuscito comunque a trovare qualcosa di "entusiasmante" nella risposta di Sacconi. Il Ministro, infatti, evidenziava che fra il 2009 e il 2010 le domande di accertamento sarebbero scese di 77.039 unità. Secondo Sacconi ciò deriva da una presunta azione deterrente dei controlli posti in essere. In realtà il Ministro dimentica quale sia stato il caos in Italia dal primo gennaio 2010, quando doveva entrare a pieno regime la nuova modalità telematica-informatica dell’invalidità, gestita (ovviamente) da INPS. Per mesi è regnato il disorientamento e la confusione fra i medici di famiglia, i patronati, le ASL e i Cittadini. Ovvio, quindi, che le domande siano scese. Ma per altri motivi!

giovedì 22 settembre 2011

Uic alla marcia Perugia-Assisi per riaffermare la parità di diritti

ROMA. “Piena integrazione ed assoluta parità di opportunità e diritti in tutti i campi della società”. È questo lo slogan con cui l’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti parteciperà alla marcia della Pace Perugia-Assisi. Domani, venerdì 23 settembre, in conferenza stampa presso la sede romana, l’Unione presenterà ufficialmente la propria adesione alla marcia per richiamare l’attenzione sulle problematiche che riguardano il mondo della disabilità sui temi del lavoro, dell'istruzione e dell'informazione. “La manovra del governo – scrive Tommaso Daniele, presidente nazionale dell’Unione - penalizza fortemente la disabilità con i tagli lineari al Fondo sociale, alla non autosufficienza, al budget per il Servizio civile volontario, al Fondo per l'occupazione dei disabili, etc., ma il Disegno di legge 4566 “Norme per la riqualificazione e il riordino della spesa in materia sociale”, contiene principi che, se attuati, farebbero to rnare il mondo della disabilità al Medioevo con il rischio dell'emarginazione e dell'esclusione sociale. In particolare – prosegue Daniele -, si tende ad azzerare l'indennità di accompagnamento, erogata dallo Stato al titolo della minorazione, per metterla a carico delle Regioni che la erogherebbero non tanto in base ai bisogni della persona disabile quanto alle disponibilità economiche, con il risultato che avremmo indennità di accompagnamento diverse da Regione a Regione: più alte nelle Regioni ricche, più basse in quelle povere”.

Preoccupa, spiega Daniele, anche il futuro della scuola. Per tale ragione, aggiunge, “l’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti presenterà un progetto in collaborazione con altri enti che si occupano di minorati della vista per l’autonomia dei ragazzi ciechi ed ipovedenti nella scuola. Nella scuola speciale, che pure aveva il limite dell’emarginazione, gli alunni minorati della vista avevano la possibilità di giocare fra di loro, di praticare l’educazione fisica, di ricevere l’educazione all’autonomia personale, alla mobilità, alla manipolazione delle materie prime, al disegno e all’uso di altri materiali didattici speciali funzionali all’indipendenza. Con l’avvento dell’integrazione scolastica queste forme di interventi specialistici sono venute meno, con grave pregiudizio della formazione integrale”.

Altro tema importante che verrà affrontato è quello del lavoro. “Il problema è l’emorragia – afferma Paolo Colombo responsabile della commissione lavoro dell’Unione -, e la mancanza di turnover. Le vecchie professioni sono al tramonto, le nuove non decollano. Emorragia significa il 34 per cento di posti di lavoro ex legge 68/99 persi negli ultimi due anni mentre i posti da legge 113 tengono un po’ meglio di quelli con legge 68, ma di poco - specifica Colombo -. Mancanza di turnover significa che, tanto per citare il caso di punta, i posti da centralinisti stanno chiudendo, vuoi per l’evolvere della tecnologia VoIP, vuoi per malcelate politiche aziendali, e le figure previste dal Decreto Salvi del 2000 come equipollenti, stanno ancora al palo”.

mercoledì 7 settembre 2011

Ignorato ogni appello, la battaglia continua

Ignorato ogni appello, la battaglia continua

Infatti, sia la Commissione Bilancio del Senato che le varie forze politiche si sono sforzate di trovare soluzioni per non sopprimere le Province, per non imporre una tassa di solidarietà, per non incidere sui grandi redditi e patrimoni, ma non hanno attuato nessuna marcia indietro sull'assistenza e quindi sulle mire che colpiranno le persone con disabilità, i bambini, i non autosufficienti, le famiglie. Ma continuano e aumentano di ora in ora le adesioni alla mobilitazione telematica lanciata dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap) e dalla FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità), all'insegna dello slogan "No al taglio dell'assistenza! Fermiamoli con una firma!", che ha già portato oltre quindicimila persone a sottoscrivere e a inviare ai Capigruppo del Senato e alla stessa Commissione Bilancio un appello «a sganciare la "riforma" assistenziale da ogni automatico vincolo pregiudiziale di cas sa»

La Commissione Bilancio del Senato ha dunque concluso i propri lavori ignorando gli appelli delle persone con disabilità e confermando - in un silenzio pressoché generale - i 40 miliardi di tagli previsti dalla cosiddetta "riforma" assistenziale e fiscale, sancita dalle due Manovre Finanziarie di luglio e agosto (4 miliardi nel 2012, 16 nel 2013 e 20 nel 2014).
Nei giorni scorsi, sulla questione, la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap) e la FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità) - ovvero le organizzazioni cui fa riferimento la stragrande maggioranza delle associazioni di persone con disabilità e delle loro famiglie nel nostro Paese - avevano lanciato una mobilitazione in internet - denominata No al taglio dell'assistenza! Fermiamoli con una firma!, ripresa anche dal nostro sito (se ne legga cliccando qui) - che ha già portato oltre quindicimila persone a sottoscrivere e a inviare ai Capigruppo del Senato e alla stessa Commissione Bilancio un appello «a sganciare la "riforma" assistenziale da ogni automatico vincolo pregiudiziale di cassa».

«La Commissione Bilancio e le forze politiche - è l'amaro commento di Pietro Barbieri e Giovanni Pagano, presidenti di FISH e FAND - si sono sforzate di trovare soluzioni per non sopprimere le Province, per non imporre una tassa di solidarietà, per non incidere sui grandi redditi e patrimoni, ma non hanno attuato nessuna marcia indietro sull'assistenza e quindi sulle mire che colpiranno le persone con disabilità, i bambini, i non autosufficienti, le famiglie».
A questo punto, però, l'invio di messaggi, nell'ambito della citata mobilitazione telematica, non si ferma di certo, aumentando anzi di ora in ora, così come l'adesione a qualsiasi forma e iniziativa di lotta che contrasti questa Manovra e renda evidenti le sperequazioni che genera nella società, nel mondo del lavoro e, soprattutto, nell'assistenza e nei servizi alle persone.

«La Manovra - dichiarano ancora Barberi e Pagano - è stata già bocciata dai mercati, rigettata dai Sindaci per i pesanti tagli ai trasferimenti agli Enti Locali, portatrice di fortissime tensioni nel mondo del lavoro, condannata dalla Chiesa stessa per i molti aspetti di forte disequità, lontanissima dalle reali esigenze, istanze e aspettative del nostro Paese. Essa sarà causa di ancor maggiore esclusione, confinamento, impoverimento di milioni di persone».
«Da queste persone - concludono i presidenti delle due Federazioni - si alza sempre più forte un appello, per ora, inascoltato. L'assistenza dev'essere potenziata, non oggetto di tagli e compressioni di spesa. Si sganci dunque la riforma del settore dai vincoli di cassa!». (S.B.)

sabato 3 settembre 2011

Fand e Uic: "Sì alla riforma assistenziale, ma non in questo modo"


Fand e Uic: "Sì alla riforma assistenziale, ma non in questo modo"

ROMA. E’ giusto fare la riforma fiscale e assistenziale, ma così come il governo la sta concependo essa è solamente un mezzo per recuperare denaro sulla pelle delle persone con disabilità, delle quali non vengono rispettati i diritti. Anche l’Unione italiana ciechi e ipovedenti (Uic) - e la Fand, di cui la Uic fa parte - prende posizione contro l’articolo 10 del disegno di legge 4566, quello che nell’ambito della legge delega al governo per la riforma fiscale e assistenziale prevede interventi di riqualificazione e riordino della spesa in materia sociale. Va bene la lotta al fenomeno dei cosiddetti “falsi invalidi”, insomma, ma le ipotesi sul campo, ad iniziare dal legare l’indennità di accompagnamento al reddito, rappresentano azioni non rispettose delle persone con disabilità.

Il Consiglio nazionale dell’Uic, riunitosi in seduta straordinaria, si è espresso all’unanimità per chiedere il ritiro del disegno di legge 4566 “almeno per quanto concerne il capo II contenente le misure di riforma assistenziale”. Contestualmente è stato deciso “lo stato di agitazione a tempo indeterminato dell’intera categoria anche con forme di appoggio a manifestazioni di protesta decise in accordo con altre associazioni di persone disabili, ovvero organizzate da altri enti od organismi rappresentativi della società civile, fino a quando non sarà stata trovata una soluzione realmente rispettosa dei diritti di tutte le persone disabili, riconosciuti dalla Costituzione”.

Il Consiglio nazionale dell’Unione ciechi esprime “totale condivisione sulla necessità del contrasto al fenomeno della falsa invalidità, che, assorbendo indebitamente risorse finanziarie, non fa altro che nuocere a tutte le persone che soffrono di reali disabilità”; al tempo stesso ritiene che vi sia la “necessità di provvedere ad un riordino complessivo e ad una razionalizzazione dell’attuale disciplina concernente lo stato sociale, che siano però basati in ogni principio cardine, sul riconoscimento dei diritti soggettivi delle persone disabili, e non invece su forme, più o meno volontaristiche, di risposta al loro stato di bisogno, ovvero concepiti unicamente come ulteriore forma di contenimento della spesa pubblica che penalizzi doppiamente i disabili, prima come cittadini e poi come soggetti più deboli e a forte rischio di emarginazione”. Da questo punto di vista l’Uic esprime “fermo e completo rigetto di qualsiasi norma che preveda la violazione, anche par ziale, del principio dell’erogazione dell’indennità di accompagnamento al solo titolo della minorazione, quale espressione più alta dell’assioma contenuto nell’art. 38 della Costituzione e sulla base di quanto in più sedi sostenuto dai supremi organi giudicanti del nostro ordinamento, secondo i quali l’indennità di accompagnamento rappresenta un intervento assistenziale della collettività indirizzato non al mero sostentamento dei soggetti disabili, ma alla predisposizione di una misura riparatoria e compensativa, pur di natura pecuniaria, volta ad offrire sostegno ed aiuto solidale a chi soffre di gravissime menomazioni o particolari patologie, ed ha bisogno di assistenza continua per il compimento di atti quotidiani della vita che gli sono impediti, compresi quelli della cosiddetta vita sociale o di relazione”.

In tutto ciò, l’Uic esprime anche “piena disponibilità a collaborare con le autorità governative per la istituzione di un tavolo di concertazione, volto a definire le linee guida di un riordino normativo dell’attuale disciplina socio-assistenziale, rifiutando con forza qualsiasi intervento attuato senza il coinvolgimento diretto dei rappresentanti delle persone disabili, in spregio ai principi ispiratori della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dallo Stato italiano con legge 3 marzo 2009, n. 18”.

lunedì 29 agosto 2011

Manovra: emendamenti di Fish e Fand: "Il Parlamento dia un segnale


Manovra: emendamenti di Fish e Fand: "Il Parlamento dia un segnale diverso"

ROMA. Finanziamento specifico per il Fondo per le politiche sociali, la cui copertura può derivare da un Piano straordinario di controllo sull’evasione fiscale (500mila controlli per tre anni) sulla falsariga di quello praticato negli ultimi anni contro i “falsi invalidi”; riforma assistenziale da fare, senza il vincolo immediato di recuperare 20 miliardi e soppressione dei tagli aggiuntivi agli enti locali che sarebbero la causa della cancellazione di tanti servizi alle persone e alle famiglie.
Pochi emendamenti ma chiari e determinati. A formalizzarli sono state le due Federazioni delle associazioni di persone con disabilità, Fish e Fand, che tornano a far sentire la voce sulla Manovra-bis all’esame del Parlamento.

Il primo emendamento proposto riguarda l’articolo 1, comma 6 del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 13 e riformula il testo dell’articolo 40 comma 1 – quater della legge 111/2011, eliminando il comparto assistenziale dagli obiettivi di recupero. “Si ritiene, infatti- scrivono le Federazioni- eccessivamente stringente collegare la riforma di un comparto così delicato e complesso come quello dell’assistenza, a obiettivi diversi da quelli della razionalizzazione e qualificazione nell’interesse delle classi più deboli. Al contempo- aggiungono- si prevede l’adozione in sede di riforma fiscale di specifici strumenti e modalità per un contrasto sistematico all’elusione e all’evasione fiscale”. L’emendamento propone, inoltre, l’inserimento di due nuovi commi, all’articolo 40 della legge 15 luglio 2011, n. 111. Il primo comma propone l’avvio di un Piano straordinario di controllo sull’evasione fiscale, pari a 500mila verifiche per ciascuno degli anni 2012, 2013 e 2014, tenendo prioritariamente presenti, nell’individuare i contribuenti da sottoporre a verifica, gli indicatori di congruità degli studi settori per le relative categorie. Il secondo comma- si legge nel testo di Fish e Fand- indica un intervento di “essenziale sostegno alle politiche sociali in un momento particolarmente drammatico per le famiglie italiane: il rifinanziamento del Fondo nazionale per le politiche sociali, la cui copertura deriverebbe, per il prossimo triennio, dal Piano straordinario di controllo sull’evasione fiscale”.

Il secondo emendamento prevede, invece, la soppressione del comma 8 dell’articolo 1 della legge 13 agosto 2011, n. 138, che prevede maggiori restrizioni agli enti locali. Le due Federazioni esprimono in merito una “forte preoccupazione per le ricadute sui servizi alla persona e alle famiglie che verrebbero verosimilmente cancellati o resi indisponibili alla maggioranza della popolazione già in difficoltà”. Il terzo emendamento si occupa, infine, del diritto al lavoro delle persone con disabilità proponendo modifiche all’articolo 9 del decreto-legge 138/2011 che propone la modifica delle regole relative alla compensazione territoriale degli obblighi di assunzione da parte di aziende con più unità produttive o a cui afferiscono varie imprese. Vista la particolare complessità della disposizione e per valutare le ricadute quantitative e qualitative dell’intervento normativo- si legge nel testo- il primo emendamento prevede la costituzione, entro 90 giorni dall’entrata i n vigore della presente legge, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali di un Comitato tecnico incaricato di definire linee guida applicative e rilevare, per i primi tre anni, l’andamento qualitativo e quantitativo derivante dall’applicazione della nuova disposizione. Al Comitato tecnico, nominato dal ministro del lavoro e delle politiche sociali, partecipano rappresentati nominati dalla Conferenza stato – regioni, rappresentati delle organizzazioni sindacali e delle associazioni delle persone con disabilità. I dati confluiscono nella relazione al Parlamento prevista dall’articolo 21 della stessa legge 12 marzo 1999, n. 68. Viene proposto anche nel secondo emendamento, l’inserimento di una clausola che impedisca di creazione dei cosiddetti “reparti di confinamento” in cui siano occupate solo persone con disabilità. Tale indicazione vige per tutte le aziende sottoposte all’assunzione obbligatoria”. Un’ indicazione aggiuntiva viene fissata per le a ziende che fruiscano della compensazione territoriale introdotta dal decreto 138/2011. In questo caso, per evitare il medesimo rischio di creazione di “reparti di confinamento”, viene fissato il limite del 15% del numero degli occupati in forza della legge 68/1999 in rapporto al numero totale degli addetti.

Fish e Fand con questa proposta di modifica chiedono che “il Parlamento dia un segnale diverso” e fanno sapere che agli emendamenti si “aggiunge un marcato sdegno delle Federazioni per le esternazioni del ministro Calderoli che ha persino avanzato l’ipotesi di interventi restrittivi sulle pensioni di reversibilità e sulle indennità di accompagnamento. Una prospettiva inaccettabile a giudizio di Fand e Fish, poiché taglierebbe le uniche misure di sostengo oggi esistenti a favore della non autosufficienza, colpendo i cittadini più deboli”. (ec)

domenica 28 agosto 2011

Non c'è più limite al peggio (di Franco Bomprezzi*)


Di fronte a dichiarazioni come quelle del ministro Calderoli («Bisogna andare ad interessarsi delle pensioni di chi non ha mai lavorato. Penso, ad esempio, a chi ha pensioni di reversibilità eccessivamente alte e a chi prende accompagnamenti, che oggi vengono dati indistintamente a tutti, senza che vi siano limiti legati al proprio reddito»), «gli argini della pazienza - secondo Franco Bomprezzi - si stanno sgretolando» e a questo punto «nessuno può chiamarsi fuori, o far finta di non capire»

Roberto Calderoli, Ministro per la "semplificazione": «Bisogna andare ad interessarsi delle pensioni di chi non ha mai lavorato. Penso, ad esempio, a chi ha pensioni di reversibilità eccessivamente alte e a chi prende accompagnamenti, che oggi vengono dati indistintamente a tutti, senza che vi siano limiti legati al proprio reddito» (Rimini, 25 agosto 2011).

Chiedo le dimissioni di questo Ministro, chiedo che se ne vada, che tolga il disturbo, che smetta di parlare e di ridere sguaiatamente in televisione, di inondarci di idiozie spacciate per pensiero politico, di intervenire su materie che non conosce, di occupare inutilmente un posto di grande responsabilità pubblica, ben remunerato.
Chiedo che il Presidente della Repubblica abbia un nuovo sobbalzo di dignità e intervenga subito, lui che vuole il massimo di coesione sociale e politica, invitando il suddetto individuo a lasciare il Governo senza passare dal via.
Non sono indignato, sono allibito, offeso, allarmato, deriso, insultato da un esponente di spicco della Lega, e temo che il suo potere oggi sia tale da condurre a nefaste conseguenze per tutti noi.

Per non toccare pensioni, partite IVA, redditi elevati, ecco la trovata geniale, degna di questo cervello strappato alla Padania e trasportato inutilmente in Parlamento: «Interessarsi di chi non ha mai lavorato». Avremmo qualche suggerimento al riguardo, ma non pensiamo quello che pensa Lui, degno compare del capogruppo Reguzzoni, quello che è stato capace di confondere l'intera spesa per le provvidenze destinate agli invalidi civili con il monte di denaro che andrebbe ai "falsi invalidi" [se ne legga nel nostro sito cliccando qui, N.d.R.]. Non possiamo accettare di essere in mano a questi personaggi, totalmente "inabili", loro sì, a governare il Paese.
La misura è davvero colma e ancora troppo educata è la risposta - ferma e civile - che ha elaborato la FISH, la Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap [se ne legga nel nostro sito cliccando qui, N.d.R.]. Ne leggiamo e ne condividiamo un passaggio: «Pur di non cedere dunque sulle pensioni, sulla lotta all'evasione fiscale o sulla tassazione sui grandi patrimoni, la Lega se la prende con le vedove e con le persone con grave disabilità. La pensione di reversibilità, infatti, è una prestazione previdenziale, riconosciuta ai superstiti dei lavoratori a determinate situazioni, già restrittive. Fra i beneficiari ci sono anche i figli inabili non in grado di lavorare e mantenersi da soli dopo la morte dei genitori. "Appare quanto meno singolare - è il commento di Pietro Barbieri, presidente della FISH - che i 'diritti acquisiti' vengano tirati in ballo solo per i vitalizi degli ex parlamentari e non valgano per gli altri Cittadini". La FISH giudica pesantemente anche l o stigma - l'ennesimo - verso chi "non ha mai lavorato". Si dimentica infatti che il lavoro è anche un diritto, troppo spesso precluso alle donne madri e mogli o alle persone con disabilità. Ma il "bersaglio grosso" è sicuramente l'indennità di accompagnamento, dal momento che per l'ennesima volta si propone di legarne l'erogazione al reddito, dimenticando che si tratta dell'unica prestazione (487,39 euro al mese) riconosciuta alle persone con gravissima disabilità. Limitarla significa colpire direttamente le persone e le loro famiglie a cui lo Stato non riconosce altri supporti economici e materiali».

Il guaio è che con ogni probabilità una proposta imbecille e vigliacca come quella di Calderoli rischia di entrare nel maxiemendamento del Governo. Io, giornalista a rotelle, pacifico e non violento, sento che gli argini della pazienza si stanno sgretolando, e sono convinto che di fronte a una vergogna colossale e irresponsabile non potremo limitarci alle parole. Nessuno può chiamarsi fuori, o far finta di non capire.

*Direttore responsabile di Superando.it. Il presente articolo riprende, con alcuni adattamenti, un testo apparso anche in «FrancaMente», il blog senza barriere di Vita.blog, con il titolo Una vergogna di nome Calderoli.

lunedì 1 agosto 2011

Continuano a rovinare la dignità dei veri ciechi

Ciechi e sordi

Eccone un altro. Ma, dico: ormai dovrebbe essere chiaro che certi trucchi non funzionano. Sono obsoleti quanto un floppy disc davanti all'ultimo iMac. Eppure c'è chi insiste, con risultati prevedibili. Leggiamo: «Per 19 anni un sessantenne di Lecce è riuscito a truffare l'Inps. Fingendosi cieco ha potuto percepire indebitamente 112.000 euro di pensione, tramite pagamenti mensili, che fruttavano 600 euro dal '92 fino al 2004, e poi, dopo che è stato dichiarato "cieco assoluto", ben 1.200 euro al mese». Infine, il patatrac: «Telecamere alla mano, le fiamme gialle hanno seguito l'uomo, riprendendolo mentre effettuava da solo una serie di attività difficilmente compatibili con la malattia cert ificata».
Povero pollo: ancora convinto che il trucco del falso cieco gli avrebbe portato qualche beneficio. Voi potreste pensare che 19 anni di incassi illegali siano un buon risultato per un truffatore, ma non è così. Nel campo, due sono le strategie valide: o il colpo grosso e rischioso, da milioni, in una botta sola con conseguente fuga, o il poco alla volta per tutta la vita, senza rischi di venir beccati. Chiaramente, la tecnica del "falso cieco" non ha funzionato: ha resistito 19 anni quando avrebbe dovuto continuare indefinitamente.
È quasi oltraggiosa questa insistenza in uno stratagemma fallace quando si pensa che, per tali aspiranti parassiti, la soluzione sarebbe a portata di mano. Perché fingere di essere ciechi quando, dopo aver dato prova di totale impermeabilità alla voce della coscienza, sarebbe molto più facile farsi passare per sordi?

sabato 30 luglio 2011

I ciechi diventano sub grazie all'opera sociale del campo "Poseidon"

Gazzetta del Sud del 29-07-2011

I ciechi diventano sub grazie all'opera sociale del campo "Poseidon"

PAOLA. Si sta svolgendo nel quartier generale del Gruppo subacquei di Paola – nota associazione che fa anche parte della Protezione civile – la tredicesima edizione del campo Poseidon destinato a giovani e ragazzi non vedenti che dopo un regolare corso con sommozzatori specializzati (di cui due anche non vedenti) conseguiranno un attestato di allievi sommozzatori. In tutto sono 30 i ragazzi ciechi o ipovedenti arrivati a Paola da varie regioni italiane. L'intera équipe è guidata dal presidente del sodalizio, Piero Greco, campione mondiale di fotografia delle bellezze del mare e artefice nel 2007 dell'inabissamento di una bellissima statua di San Francesco di Paola ad un chilometro di distanza dalla battigia in direzione dell'omonimo Santuario. I giovani discenti hanno la possibilità di immergersi nello splendido mare della Calabria, di poter toccare relitti e altri fantastici tesori sommersi. Si specializzano insomma per scendere in profondità in sicur ezza e in autonomia acquisendo gradualmente consapevolezza e padronanza della tecnica. I neofiti apprendono i segnali tattili sviluppati dal Gruppo subacqueo di Paola in collaborazione con i sommozzatori non vedenti. Alcuni di loro non vedenti assoluti sono diventati istruttori Fipsas nel 2006. Fra questi Domenico Ietto e Roberto Crocco che sono oggi membri effettivi dello staff didattico del Gruppo subacqueo paolano.
«Il Poseidon – spiega Piero Greco – è diventato ormai un campo subacqueo itinerante .I sommozzatori si immergono a Scilla, a Paola, a Praia a Mare, a Capo Rizzuto, a Belmonte potendo così conoscere e ammirare le bellezze sommerse della nostra regione». «La Regione Calabria è promotrice – aggiunge il fondatore del Gruppo subacqueo – di un turismo solidale promosso e sponsarizzato dall'assessore regionale al Turismo e nella persona del dott. Fausto Orsomarso si è dimostrata sensibile a questa lodevole e particolare iniziativa. Tutto ciò è possibile grazie anche al patrocinio dell'Irifor (Istituto di ricerca formazione e riabilitazione) e dell'Uic nazionale nella persona del presidente prof. Tommaso Daniele e del direttore nazionale dei non vedenti architetto Giusppe Bilotta».
Greco rileva anche che «come ogni anno il campo subacqueo è organizzato dalla sezione di Cosenza dell'Unione italiani ciechi e dal suo presidente Pietro Testa in collaborazione con il gruppo subacqueo paolano onlus».

Gaetano Vena

venerdì 29 luglio 2011

Rubano il cane guida a un cieco

Press-IN anno III / n. 20AGRIGENTO. Anche il "Commissario Montalbano" si mobilita per ritrovare il cane-guida rubato ad un ragazzo non vedente dell´agrigentino. Oltre alla comunità virtuale di Facebook, anche l´attore Luca Zingaretti ha aderito all´appello lanciato per far ritrovare a Tommaso Ferraro, 30 anni, il cane-guida, sottratto dalla casa dei genitori a Montallegro, in provincia di Agrigento, nella serata del 21 luglio scorso. Da allora Tommaso, centralinista del Corpo forestale di Ragusa che avrebbe compiuto gli anni il giorno dopo, è costretto a rimanere a casa o a farsi accompagnare se esce.
«Restituite Alì a Tommaso perché oltre ad essere il suo amico a quattro a zampe è anche le sua vista, i suoi occhi dato che è non vedente»: questo l´appello video lanciato da Zingaretti attraverso il sito ambientalista e animalista www. ilrespiro. eu, del quale è testimonial, «Per Tommaso, oltre a essere l´amico di una vita, il cane è una cosa importante: i suoi occhi - dice Zingaretti - Io prego le persone che hanno preso Alì di restituirlo».
Per dare una mano al giovane, anche Facebook si è messo in moto. Alì, è un pastore tedesco dotato di microchip (numero 0977200001555424) ha un taglio all´orecchio destro, una piccola parte mancante di orecchio a forma di piccola V molto piccola, e sempre nello stesso orecchio ma all´interno dello stesso ha un tatuaggio sbiadito. Ed è castrato. A lanciare un appello a chiunque possa fornire notizie del cane i soci della Cooperativa sociale Eos di Catania. «Tommaso vive quasi in simbiosi con il suo cane. Il cane - scrivono gli amici di Tommaso - non si allontana mai da lui quindi è chiaro che è stato rubato. E´ castrato e non può essere quindi usato per l´accoppiamento, ha il microchip, un tatuaggio ed ha 9 anni. E´ importante che Alì torni con Tommaso per il bene di entrambi».

mercoledì 27 luglio 2011

L'Aura di tutti i giorni

Laura Boerci
L'Aura di tutti i giorni
Ibiskos Editrice Risolo 2007

Prefazione di Stefano Pierpaoli


Sembra giungere da un tempo diverso. Ci coglie immobili e intirizziti,
ostinati nel mantenere viva la certezza di essere protagonisti di
qualcosa. Tutti più o meno infila, tutti più o meno nel gruppo di una
grande corsa , senza sapere se era davvero quello il nostro desiderio
e che avevamo scelto.
È una storia delicata che arriva dalla provincia sana e vigorosa e il
teatro è quello semplice e vitale di una famiglia e di una comunità
che si guarda negli occhi senza fretta. In questo spazio pacato e
diluito, l'evento sconvolgente non produce rumori assordanti e avvolge
chi lo patisce come se volesse misurarne la resistenza e stabilire il
valore delle sue doti migliori.
La vicenda silenziosa invece raggiunge noi col boato del tuono e dopo
un breve smarrimento, la seguiamo come fosse una magica scia che
diventa esaltante e gioiosa. Ci spinge fuori dalla corsa in cui
stavamo soffocando e ci accompagna verso un percorso che avanza
parallelo rispetto alle nostre inquietudini. Allora vorremmo scoprirci
meno conformisti e meno impantanati nei modelli di vita che ci hanno
imposto, perché Laura ci svela una dimensione visionaria, sognante e
romantica in cui la sfida è il pane quotidiano e la tenacia, il
coraggio sono essenza concreta e incessante. Quella sfida non svanisce
nell'immagine fantasiosa e irreale, non s'intimorisce e diventa
inarrestabile. E un'immensa storia d'amore fatta di traguardi
intermedi, sempre nuovi, di attese vivaci e di grandi vittorie. Non
c'è inerzia e non c'è immobilità. L'eccitante scommessa che affronta
ogni giorno per inseguire le idee e i progetti non parte mai dal
limite né dall'ostacolo e oltrepassa le barriere volandoci sopra.
"La normalità è quella linea sottile che traccia il confine tra il
privilegio e il disagio". Questa definizione assume un rilievo
imprescindibile nella società in cui viviamo. Privati come siamo di
valori condivìsi, di opportunità e armonia, intorpiditi dai messaggi
incalzanti dei grandi comunicatori, dominati da classi dirigenti
corrotte e incapaci, non possiamo far altro che subire un declino
inesorabile. In questo labirinto fatto di squilibri e paure, le
disuguaglianze e l'emarginazione diventano mali cronici dei quali è
impossibile liberarsi e in questo universo limitante nel quale siamo
immersi incontriamo ogni giorno le nostre disabilità. Comunichiamo
poco e male, c'incontriamo di sfuggita in luoghi spesso angusti. Siamo
fermi di fronte a un televisore, a un computer, a una partita di
calcio. Ci identifichiamo con un orecchino al naso o un tatuaggio per
far parte di una tribù che non sogna e che non scommette sul suo
futuro, con il sano desiderio di sfidare i confini che ci opprimono.
Troppo spesso non ne siamo nemmeno consapevoli e viaggiamo col
navigatore satellitare per non perderci e con la pìllola antipanico
per non tremare.
Ecco la chiave che Laura ci porge con dolcezza per
annientare i muri che ci circondano. La sua curiosità, la sua passione
e la legittima ambizione con cui esplora il suo viaggio hanno sempre
un punto d'arrivo che trasgredisce la convenzione del limite e
dell'esclusione. Le persone che la circondano e che le vogliono bene e
quelle che incontra lungo il percorso sono parte integrante della sua
storia e ne vengono benevolmente contagiate. Condividono entusiasmi in
una complicità che raggiunge attimi di ebbrezza travolgenti e in
questa vicinanza si realizzano i sogni della bambina, della ragazza e
della donna che un giorno decise d'imparare a volare e riuscì a farlo.
Questa storia sembra giungere da un tempo diverso, che pure dovrebbe
essere anche il nostro. Ci racconta di un mondo in cui vivere sarebbe
più sereno come potrebbe essere anche il nostro. Un mondo libero,
coraggioso, leale e abile.
Laura è talmente abile da sfiorarci il cuore e con amore ci fa sentire
meno immobili e meno infreddoliti, fino a spingerci a capire che non è
così importante affannarci in questa corsa pazza e inutile in cui c'è
poco tempo per amare.

www.lauraboerci.com

martedì 26 luglio 2011

Dai “diritti” alla “carità”, la nuova frontiera del welfare italiano

Dai “diritti” alla “carità”, la nuova frontiera del welfare italiano
di Fulvio Santagostini, presidente LEDHA

Persone con disabilità - 25/07/2011


Con l’ultima manovra finanziaria continua l’attacco ai diritti delle
persone con disabilità. LEDHA si mobilita.


Non era sufficiente l'azzeramento del fondo per la non autosufficienza
e il più che dimezzamento del fondo per le politiche sociali e degli
altri fondi riguardanti l'assistenza; non erano sufficienti i tagli
agli enti locali già fatti nella precedente finanziaria.

Con la nuova Finanziaria si continua nell'opera dei tagli alla "Casta"
(cit. dall'art. di Franco Bomprezzi su Vita) delle persone con
disabilità.

Ennesimi tagli agli enti locali, tiket sanitari, stretta sugli ausili,
nuove "invenzioni" per salvare l'INPS dai ricorsi e contenziosi che,
nella stragrande percentuale dei casi, vede l'ente soccombere, una
riforma assistenziale che dovrebbe recuperare circa 15 miliardi di
euro (!!!) e che se non attuata vedrà un taglio lineare sulle
detrazioni e deduzioni che colpiranno notevolmente il reddito dei ceti
medio bassi, coinvolgendo in modo sostanziale le persone con
disabilità e le loro famiglie. (per approfondimenti l'articolo di
Carlo Giacobini su Handylex)

Le prospettive per i prossimi anni per i cittadini con disabilità e le
loro famiglie sono realisticamente molto preoccupanti, per utilizzare
un eufemismo, visto che sono in gioco i servizi essenziali per
garantire sia la salute che un minimo di dignità alla propria vita.
L'obbiettivo conseguente ad una tale politica non potrà che essere un
aumento esponenziale delle "istituzionalizzazioni" che, come una beffa
del destino, non solo significheranno una caduta della qualità della
vita delle persone con disabilità e una negazione del loro
riconoscimento di essere umani portatori di diritti, ma anche un
aumento delle spese a carico dello stato.

Ma perché questo accanimento sugli "invalidi", come li definisce il
Ministro Tremonti, da parte di questo Governo?

Dobbiamo tornare allora ad un anno fa e a quella finanziaria dell'anno
scorso che costrinse migliaia di donne e uomini con disabilità a
manifestare in Piazza Montecitorio contro il tentativo di taglio alle
indennità di accompagnamento.

"L'Italia non può essere un Paese competitivo perché ha troppi
invalidi". In questa frase, pronunciata dal Ministro Tremonti un anno
fa, il substrato culturale che sta alla base di queste politiche; la
convinzione che negli oltre 2 milioni e 700 mila invalidi si
nascondano, per lo più, furbetti che vivono sulle spalle della società
"produttiva" e quindi drenano risorse allo sviluppo. In uno slancio di
generosità si dice che verranno salvaguardati dai tagli le sole
persone "veramente bisognose"... siamo tornati ai tempi della politica
della pietà!!!

Ed è per tutto questo che LEDHA, condividendo lo stato di
mobilitazione indetto da ANFASS e tutte le iniziative che FISH metterà
in atto per opporsi a tutto questo, è pronta ad aderire e promuovere
tutte le iniziative democratiche e legali per opporsi alle ingiustizie
di questa manovra finanziaria, che in molti hanno definito:
"macelleria sociale".

Presi per mano da chi non vede per guardare oltre

Presi per mano da chi non vede per guardare oltre

GENOVA. Guardare nel buio, per vedere oltre. «Perché, come mi ha detto una volta un cieco, "la vista vi acceca" - spiega Claudio Cassinelli, presidente dell´istituto David Chiossone - Non una occasione di provare la cecità, sia chiaro: ma di utilizzare i sensi non utilizzati. Cambiando il ruolo, affidandosi a chi non vede per scoprire cosa ha intorno, ma soprattutto come; affinando tutto il nostro corpo, anche le sensazioni più profonde, per percepire un mondo diverso». Un´esperienza che ti segna, che ti fa cambiare le prospettive, spiega dal canto suo Edoardo Garrone, presidente del Gruppo Erg, che sostiene come principale sponsor il progetto "Dialogo nel buio": un´esperienza multisensoriale che, dal 14 ottobre prossimo (in pieno Festival della Scienza, come sottolinea la sindaco Marta Vincenzi) e fino al primo luglio del 2012, prenderà letteralmente per mano adulti e bambini, per un viaggio lungo 45 minuti, all´interno di una grande "scatola" scura di 260 metri quadri, sistemata in piazza Caricamento. A due passi dall´Acquario e dalle altre strutture del Porto Antico, a partire dalla Città dei Bambini, con cui sarà collegato per diverse offerte di visita per bambini e adulti: perché non si tratterà solo di affidarsi, a gruppetti di sei-sette persone, ad una persona non vedente, scoprendo con le mani, il naso, le orecchie, il gusto ma anche il cuore e il sé più profondo, gli ambienti che via via verranno attraversati, ma lasciarsi andare a scoprire una diversa maniera di intendere il mondo. E, quindi, di intendere la diversità e la diversa abilità delle persone.
Un grandissimo richiamo culturale, quindi, e soprattutto umano. A Milano, promosso nel 2005 dall´Istituto dei Ciechi e divenuto ormai stabile, il percorso ha avuto 500 mila visitatori - il 70% scolari e studenti - e dà anche lavoro ad una cinquantina di persone, ha ricordato Rodolfo Masto, commissario straordinario dell´istituto. Un evento di lunga durata, accompagnato da approfondimenti scientifici e sociali, ma anche da tanti momenti diversi: se le mattine saranno soprattutto riservate alle scuole, al pomeriggio ci sarà spazio per le aziende, perché nel buio mettano alla prova del gruppo i loro manager o collaboratori; e infine le sere, con cene, aperitivi, reading letterari, teatro. Profumi, gusti, oggetti da toccare e da riconoscere: lungo il percorso si incrociano cinque ambienti diversi - volutamente non si dice quali, ma Edoardo Garrone, sorridendo, rivela lo stupore di come ci si trova nell´andare , senza vederlo, al bar a bere una bibita - e poi, al di là del disorien tamento, la certezza: darsi da fare per capire che non c´è un solo modo di "vedere", o di sentire.
Marta Vincenzi, a sua volta, non ha dubbi: «Mi sembra che questa iniziativa coincida tanto, e simbolicamente, con questo momento storico: vedere oltre al società dell´immagine, che ci fa impoverire tutto il resto. Sarà una maniera per rendersi conto che la guida per uscire dal buio, e che è un non vedente, ci porta a capovolgere le tradizionali scalette di soluzioni». Nel buio per vederci chiaro, insomma; l´esperienza costerà 4 euro per le scuole, 7 euro per gli adulti. Oltre ad Erg, sponsor dell´iniziativa sono Kraft Foods e Ansaldo Energia, con il patrocinio del Comune.

lunedì 25 luglio 2011

"I COLORI DEL BUIO": un romanzo da leggere tutto d'un fiato!

Amici vi posto la prefazione del libro "I colori del buio! con la sicurezza che susciti a voi la stessa curiosità che ha suscitato in me e vi stimoli la voglia di leggerlo.... Chiara.

"I COLORI DEL BUIO": un romanzo da leggere tutto d'un fiato!

Laura Boerci Filippo Visentin
"I colori del buio" - Ibiskos Editrice Risolo 2009

Prefazione di Daniela Floriduz
È la primavera del 1948. L'Italia, nella decisiva tornata
elettorale del 18 aprile, si appresta a consegnare il proprio
futuro a "due opposte Chiese": quella comunista e quella
cattolica. La Grande Storia irrompe nel microcosmo rurale di Badile,
borgo situato a una decina di chilometri da Milano. La vita di quella
piccola comunità, scandita
dal ritmo eterno delle stagioni e dei riti religiosi, registra
con sgomento e stupore il "nuovo che avanza": i giovani
avvertono la presenza di un futuro che preme, incalzante, inducendoli
a coltivare speranze di riscatto sociale, di una vita diversa da
quella dei padri; le donne sono chiamate a nuove responsabilità
politiche, sono combattute
fra la fissazione tradizionale del loro ruolo e il desiderio di
affermare se stesse e si interrogano su un domani, reso incerto dalla
guerra appena conclusa, dalla miseria imperante. Sullo sfondo,
avanzano, rombando, i nuovi simboli del progresso, dalla Gilera alla
Topolino, premonitori di quell'avvenire industriale del Nord Italia
che esploderà nel boom economico, nel miracolo italiano. Badile è
cifra, metafora di altrettanti paesini adagiati sulle campagne del
Lombardo-Veneto, dove la povertà impone la sua ferrea legge di stenti
e ristrettezze, attivando meccanismi
di solidarietà, di vicinato, ma anche attizzando pregiudizi atavici,
nutriti di pettegolezzo paesano. Su questo sfondo, campeggia la storia
di Sergio e Marta, una storia che
potremmo definire come la traduzione concreta, affettiva, di ciò che
comunemente va sotto il nome di integrazione sociale. I due
protagonisti, infatti, ben lungi dal rappresentare esclusivamente se
stessi, permettono di mettere in scena da un lato il pregiudizio di
classe, dall'altro la disabilità, in particolare quella visiva. Potrà
mai sorgere una storia d'amore tra una contadina ed un ricco borghese,
colpito alla nascita dalla cecità? È una domanda che risuona con
accenti immutati anche oggi, quando tante barriere si sono sgretolate,
anche per effetto dei mass media, che hanno contribuito, in parte, ad
avvicinare le persone, ad estirpare l'ignoranza. Eppure, anche nelle
nostre società cosiddette evolute, è ancora necessario abbattere
innumerevoli cliché fossilizzati che, rendendo miopi gli occhi delle
menti, impediscono di osservare le persone per ciò che sono, al di là
delle loro caratteristiche esteriori. Anche
oggi la "diversità" genera timore, non curiosità e viene vista e
vissuta come un limite, non tanto come una forma di arricchimento,
forse per il disagio inconsapevole che impedisce a molti di guardarsi
dentro, per la paura di incontrare quell'alterità profonda che abita
dentro ad ognuno, alterità con la quale la frenesia della vita
quotidiana vieta di fare concretamente e seriamente i conti.
L'incontro
tra Marta e Sergio è descritto senza accenti di retorica e di
pietismo, due tonalità che accade assai di frequente di incontrare
oggi, in una società che vive di strumentalizzazioni, inducendo di
frequente a distogliere lo sguardo dal nucleo essenziale, problematico
e stimolante della disabilità. Dunque, due universi che,
intrecciandosi, si completano e si estendono, esplorando non solo
tonalità emotive inedite, ma anche un vissuto di esperienze che solo
raramente hanno l'opportunità e la fortunata coincidenza di dilatarsi,
trascendendo se stesse. Dopo l'incontro, qualunque ne sia l'esito,
Marta e Sergio sono entrambi mutati nel profondo, cresciuti, diventati
migliori. Per entrambi, si tratta di una scuola di emozioni di rara
intensità, che conferisce significato e pregnanza ad una vita, resa
grigia dalla miseria da un lato, dall'ingiustizia ottusa della forzata
solitudine dall'altro. Un romanzo di formazione, che descrive il sogno
di non finire con le spalle al muro dopo essere stati espropriati di
un futuro autentico, personale, autonomo, da un destino già assegnato
alla nascita. Un canto alla vita, che esplode con i colori della
primavera e delle speranze tipiche di quella stagione creativa che è
l'adolescenza. Gli autori hanno dipanato la storia osservandola
dall'angolatura prospettica dei vari personaggi,
orchestrando sapientemente il filo della suspance, mantenendo il
lettore in sospeso nei momenti decisivi della narrazione. Hanno saputo
scambiarsi il testimone del racconto in una sorta di staffetta
narrativa, che conferisce equilibrio al romanzo, attraverso un duetto
che, non di rado, esplode nell'unisono. L'impianto assume a volte
un'architettura teatrale, sulla quale le battute dei personaggi si
stagliano, riempiendo la scena. Il linguaggio accarezza,
sfiorandoli, i turbamenti, le intenzioni, i pensieri nascosti nelle
pieghe dell'animo dei personaggi, oppure, assumendo accenti di
brillante ironia, alleggerisce la tensione narrativa, imprimendovi
quella tinta popolare, che è dato di
riscontrare, ad esempio, nella cinematografia neorealista che ritraeva
la stessa cornice storica del romanzo. Piacevolissimi squarci
dialettali, che sembrano quasi sfuggiti
alle labbra dei personaggi, conferiscono spontaneità e colore al
racconto, esaltandone la forza e la vivacità scenica.

Per contattare gli autori:

www.lauraboerci.com

www.filippovisentin.it

Guardare oltre la vista. Ciechi e ipovedenti al volante

L'iniziativa di Mite consente ai non vedenti di partecipare a rally. Ma spesso auto sui marciapiedi e bici sono ostacoli imprevisti

VERONA. Quando si ha la tentazione, magari solo perchè si ha fretta, di parcheggiare l'auto sopra un marciapiede, bisogna pensare alle persone per cui uno spazio pedonale libero, sicuro e a norma significa libertà di movimento. È il caso dei non vedenti e degli ipovedenti, che chiedono il rispetto dei propri diritti di cittadini. Nella nostra provincia, la Uic (Unione italiana ciechi) conta 500 associati, ma si calcola che siano tre volte tanti i veronesi con disabilità visiva causata da malattie genetiche come la retinite pigmentosa, dall'invecchiamento o da traumi. Un'iniziativa singolare, ieri mattina, ha voluto attirare l'attenzione sul tema, riunendo in piazza San Zeno, davanti alla basilica, gli esponenti di Gold-vis, acronimo di «Guardare oltre la disabilità visiva», associazione presieduta da Maurizio Mariotto.
Road book alla mano, trenta uomini e donne di diversa età, ciechi o ipovedenti, non solo veronesi ma anche veneziani, torinesi, romani e leccesi, sono saliti a bordo di altrettanti fuoristrada, a fianco di piloti professionisti, per svolgere il ruolo di navigatori grazie a mappe stradali tradotte in braille. Destinazione Breonio, sopra Fumane, dove il gruppo ha pranzato in ristorante. Ma il bello è venuto dopo, nella pista Terre Rosse a Sant'Ambrogio di Valpolicella, dove piloti e navigatori si sono scambiati posto e funzione. E i non vedenti hanno potuto sperimentare per la prima volta l'emozione della guida, oppure ripescarla dalla memoria di quando ancora riuscivano a vedere.
Hanno reso possibile quest'esperienza i rappresentanti di Mite (Mit insieme together ensamble, cioè «insieme» in quattro lingue), il progetto curato da Gilberto Pozza, che dà l'opportunità a persone non vedenti di partecipare come navigatori a gare di rally nazionali e internazionali. C'erano poi il responsabile di Jambo Club 4x4 Matteo Sona e il segretario della Federazione nazionale fuoristrada Andrea Colombo.
«Perché guidare? Per divertimento e sfida: tra noi ci sono persone che l'hanno sempre sognato, soprattutto i giovani. Ma oltre al lato ricreativo, con questa iniziativa vorremmo attirare l'attenzione sulle carenze di accessibilità che ha la nostra città», spiega Mariotto. «A parte auto, moto e bici parcheggiate in modo irregolare sui marciapiedi, i semafori sonori dovrebbero essere molto più diffusi ed efficienti. Un'altra battaglia è quella per introdurre sugli autobus la sintesi vocale, cosicché anche un cieco possa sapere a quale fermata ci si sta avvicinando, come sul treno. Intanto ringraziamo il sindaco Tosi per averci concesso l'uso di piazza San Zeno per la nostra partenza coi fuoristrada».
Com'è la giornata di una persona non vedente? «Normalissima. Solo un po' più complicata», sorride Benjamat, 30 anni, una giovane di origine tailandese ma da 17 anni a Verona. «Faccio la centralinista in centro storico. Vado e torno dal lavoro a piedi guidata da Menta, una labrador bravissima e molto ruffiana. La mia casa è come quella di ogni altra persona: non ho bisogno di un mobilio particolare. L'unica cosa che mi farebbe comodo sarebbe la lavatrice con i comandi in rilievo, ma costa troppo perché se ne producono poche. Ho imparato a memoria i comandi di lavaggio e mi arrangio lo stesso». Suo marito, Christian, 33 anni, ipovedente, dice: «Vogliamo sensibilizzare la gente. Abbiamo partecipato anche a cene al buio, dove i non vedenti facevano i camerieri e i vedenti gli ospiti. Sono tutti modi per abbattere stereotipi e far capire che siamo ancora molto indietro in tema di accessibilità». (L.CO.)

domenica 24 luglio 2011

Pescara: Non vedenti, cure sospese

Non vedenti, cure sospese

PESCARA. Quattordici ragazzi pluriminorati da un mese sono senza assistenza domiciliare. La convenzione tra la Provincia e lâ•˙Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti (Uici) è scaduta il 30 giugno scorso. Dopo le proroghe temporanee del servizio, che sono state portate avanti fin dal febbraio scorso, e le successive rassicurazioni verbali, ad oggi le famiglie non hanno ricevuto alcun segnale che lasci presagire unâ•˙inversione di rotta.
Il servizio è incentrato su 6 ore settimanali destinate a 14 disabili e pluriminorati che soffrono anche di deficit visivi. Ã√ una prestazione che si aggiunge alle terapie che i ragazzi svolgono quotidianamente nelle strutture territoriali speciali come il centro adriatico Paolo VI o il Don Orione. Il personale è stato formato dalla Lega del filo dâ•˙oro nel biennio 1999-2000: si tratta di sei operatrici altamente qualificate che hanno il compito di assistere, educare e aiutare i ragazzi a riempire il proprio tempo libero, oltre che alleggerire il carico di stress e sofferenze vissuto dalle famiglie.
I fondi per lâ•˙assistenza domiciliare sono previsti dalla legge nazionale numero 284 del 1997 e sono smistati dallo Stato alle regioni e alle rispettive province. A Pescara il servizio destinato ai ciechi pluriminorati finora è andato avanti senza interruzione per oltre un decennio, da quando la Provincia ha scelto di affidarne il coordinamento alla Uici. Nei mesi scorsi, la riduzione dei fondi destinati al sociale ha fatto suonare il campanello dâ•˙allarme tra le 14 famiglie beneficiarie dellâ•˙assistenza. Il tam tam negli uffici della Provincia è stato accompagnato da decine di lettere, telefonate, sollecitazioni e colloqui da parte del presidente dellâ•˙Uici Marcello Antonacci per cercare di sensibilizzare gli enti competenti sulla difficile condizione vissuta dai genitori dei ragazzi che sono stati privati dellâ•˙assistenza domiciliare dallâ•˙oggi al domani. Lâ•˙ultimo confronto câ•˙è stato martedì scorso con lâ•˙assessore provinciale per le Politiche sociali Valter Cozzi.  «Anche il presidente Guerino Testa è al corrente della situazione», riferisce Antonacci, «non vogliamo fare rumore né alzare polveroni, anzi nutriamo ancora la speranza che a breve il servizio possa sbloccarsi e si arrivi al rinnovo della convenzione per almeno un anno». La onlus si dice pronta a collaborare e a riprendere il servizio non appena arriveranno le risposte dalla Provincia. «In caso contrario», prosegue Antonacci, «siamo pronti ad andare fino in fondo per rivendicare e tutelare i diritti dei nostri cari. Dallâ•˙esterno si pensa a noi come a unâ•˙isola felice, ma non è così e i disagi li viviamo ogni giorno sulla nostra pelle».

di Ylenia Giffuni

Prove su fuoristrada dedicate ai non vedenti

VERONA. Si svolgerà domenica, da piazza San Zeno, l'iniziativa «Oltre l'ostacolo», che permetterà a una ventina di giovani non vedenti di fare prove di guida su fuoristrada. L'iniziativa è stata presentata dall'assessore ai Servizi sociali Stefano Bertacco e i rappresentanti delle associazioni che promuovono l'iniziativa: il presidente di Goldvis (Guardare oltre la disabilità visiva) Maurizio Mariotto, Gilberto Pozza di «For Handicap», il responsabile di «Jambo Club 4x4» Matteo Sona e il segretario della Federazione nazionale Fuoristrada Andrea Colombo.
L'iniziativa rientra nel progetto «Mite», acronimo di «Mit Insieme Together Ensamble», che significa insieme in quattro lingue, e che dà l'opportunità a persone non vedenti di partecipare, come navigatori, a gare di rally nazionali e internazionali . «Oltre ad avere un importante e innovativo valore sportivo», spiega Bertacco, «l'iniziativa promuove un messaggio di solidarietà ed integrazione. Anche le persone non vedenti potranno provare l'esperienza di guidare in pista con esperti automobilisti». Lo staff del progetto Mite trascrive il road book (libro con il percorso automobilistico) in braille, dando la possibilità ai navigatori non vedenti di svolgere il loro ruolo. La partenza è da piazza San Zeno alle 9.30 con circa 30 fuoristrada con equipaggi composti da un vedente, alla guida, e da un non vedente che, con il road book in braille farà il navigatore. Il percorso si snoderà in Valpolicella.

venerdì 22 luglio 2011

Comunicato stampa dell' Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti

Manovra. Uic: "Non è equo addossare un simile peso ai più deboli"

Preoccupazione per il "drastico ed indiscriminato intervento nel settore fiscale e assistenziale" della manovra, dalla diminuzione delle agevolazioni fiscali alle risorse per l'integrazione. "Effetti pesantissimi per le famiglie e persone con disabilità"

ROMA. “Siamo preoccupati per il drastico ed indiscriminato intervento nel settore fiscale e assistenziale dal quale si conta di recuperare a regime ben 24 miliardi euro”. È quanto afferma l’Unione italiana ciechi e ipovedenti che in un comunicato stampa esprimono tutta la preoccupazione in merito al testo della manovra “fulmineamente approvata dal Parlamento ed ulteriormente appesantita rispetto alla portata iniziale, rivelatosi un insieme di disposizioni dagli effetti pesantissimi per le famiglie e ancora di più per le persone con disabilità”. Per l’Uic gli interventi denunciati avverranno in seguito ad una “diminuzione della quasi totalità delle agevolazioni fiscali per la maggioranza dei contribuenti. Per l’esattezza la diminuzione sarà pari al 5% dal 2013 e al 20% nel 2014”. Per l’Uic “non è equo, e probabilmente neanche sostenibile nel medio-lungo periodo, addossare un simile peso sull’intero sistema del welfare nazionale e, in particolare, su quegl i strati della popolazione già di per sé ai limiti di una reale integrazione sociale come quelli che vedono al loro interno persone con gravi disabilità, anziani, bambini o, comunque, soggetti bisognosi di continua assistenza e sostegno come i ciechi o gli ipovedenti”.

Secondo l’Unione italiana ciechi e ipovedenti, infatti, la gran parte delle riduzioni riguardano direttamente le famiglie e investono le più comuni detrazioni e deduzioni. “Viene ridotta anche la possibilità di dedurre le spese mediche di assistenza specifica per le persone con grave disabilità (es. infermiere, terapista), nonché la possibilità di detrarre le spese per ausili, veicoli, sussidi tecnici informatici, cani guida per non vedenti, deduzioni e detrazioni per le badanti”. Una riduzione “lineare” che andrà ad “incidere su tutte le famiglie ma in modo ancora più decisivo sui nuclei in cui è presente una persona anziana non autosufficiente o con disabilità, che saranno colpiti due volte. Infatti, le diminuzioni di detrazioni e deduzioni verranno pagate da tutti i contribuenti, inclusi quelli che hanno a loro carico una persona con disabilità: in aggiunta, però, questi ultimi vedranno ridurre anche le specifiche detrazioni e deduzioni a loro riservate e ri feribili a maggiori (e inevitabili) spese sostenute”. Tra i rischi paventati dall’Uic anche quello riguardante i redditi. “Le deduzioni per l’assistenza specifica in caso di grave handicap andranno ad operare sul reddito imponibile, abbassandolo, diversamente dalle detrazioni che invece abbassano percentualmente l’imposta. In futuro, quando quelle deduzioni saranno ridotte del 20%, il rischio è che il reddito lordo superi determinate soglie e quindi venga tassato con un’aliquota superiore, ovvero si esca dalle fasce che hanno garantiti trattamenti assistenziali, come le pensioni di invalidità”.

Dal testo della manovra, spiega l’Uic, “ci sembra intendere che o il recupero di spesa per 24 miliardi verrà effettuato in generale a carico dell’assistenza e della spesa sociale, oppure rimarranno in vigore le riduzioni alle agevolazioni fiscali”. Centrale, quindi, l’approvazione della legge delega sulla riforma del fisco e dell’assistenza, “ma con queste premesse anche l’attesa riforma ha tutte le premesse per rivelarsi molto rischiosa per le persone anziane o con disabilità, soprattutto a causa dell’ampio margine di discrezionalità lasciato al legislatore in un settore così delicato per decidere chi potrà continuare ad accedere a prestazioni sociali o sanitarie agevolate e chi, invece, non avrà più diritto a simili prestazioni”. Non mancano, infine, i dubbi in tema di contenzioso sull’invalidità civile e, soprattutto, sul sostegno agli alunni disabili “che non chiariscono sufficientemente le risorse effettivamente disponibili per l’integrazione s colastica. Senza contare i ben noti effetti negativi, questi immediatamente operativi, sulla spesa sanitaria con l’introduzione di ticket e altre misure che sono tese a contenere la spesa per i dispositivi medici e la spesa protesica (ausili, protesi, ortesi) mediante la fissazione di un tetto annuale che potrà essere sforato solo a carico delle singole Regioni”. (ga)

giovedì 21 luglio 2011

Ford per non vedenti un giorno alla guida

Ford per non vedenti un giorno alla guida

COLONIA. L'idea è questa: migliorare la sicurezza degli ipovedenti che già guidano, soprattutto in condizioni di traffico, e per diffondere la consapevolezza di quanto maggiori siano per loro le difficoltà alla guida. Così trenta, fra non vedenti e ipovedenti, sono stati ospiti del Ford Development Centre di Merkenich, Colonia, e hanno potuto per un giorno mettersi al volante, "con l'aiuto di personale esperto", come spiegano alla Ford. Ossia con un team di istruttori professionisti.

E non si è trattato di un gioco visto che il pilota più veloce ha raggiunto una velocità di 120 km/h. "Ma la cosa più importante - spiegano i tecnici - è invece aver permesso ad alcuni non vedenti e ipovedenti di migliorare la conoscenza dei veicoli e del traffico, acquisendo delle informazioni che possono essere loro d'aiuto nell'orientarsi per strada nella vita di tutti i giorni".

"E' davvero un onore far parte dell'organizzazione di un evento grazie al quale non vedenti e ipovedenti hanno potuto avere l'opportunità di guidare una moderna auto Ford, ma siamo qui anche per imparare," ha dichiarato Wolfgang Schneider, Vice Presidente Governmental and Environmental Affairs, di Ford Europa. "Nel traffico, persone con difficoltà visive si orientano utilizzando maggiormente l'udito, e per loro è più difficile stimare correttamente dimensioni e velocità delle altre auto. Vogliamo aiutarli a risolvere problemi di questo tipo, incoraggiandoli a incrementare la loro esperienza, esperienza dalla quale anche noi possiamo imparare molto."

Il progetto "Driving for Blind and Visually Handicapped People" (Guidare in condizioni di cecità o di ipovisione) è stato sviluppato da Ford Germania in collaborazione con l'Arcivescovato di Colonia e con l'aiuto dell'Associazione Federale Tedesca Istruttori di Guida, la polizia di Colonia, nonché di autoclub e associazioni di beneficenza. 53 impiegati Ford si sono inoltre offerti volontari per aiutare a organizzare l'evento, partecipando al programma Ford Community Involvement.

lunedì 18 luglio 2011

VERONA. È tornato in Italia per un periodo di vacanza padre Fabio Gilli, 76 anni, trentino, missionario comboniano cieco e fondatore in Togo di Centri per ragazzi non vedenti, realtà sostenute concretamente da tempo anche dall'associazione Santa Lucia. «Porto riconoscenza per quello che fate», ha detto il religioso, di passaggio a Verona. Non vedente, da anni ha scelto di vivere tra i giovani ciechi dell'Africa, gli ultimi tra gli ultimi. Per aiutarli. Proprio lui che, ancora ragazzino, un giorno a scuola fu l'unico dei suoi compagni a non alzare la mano quando un missionario chiese alla classe di piccoli scolari chi volesse seguirlo nel Continente nero.
«Quel missionario è partito ma le sue parole non sono partite dal mio cuore», ci racconta oggi nella Casa madre dei comboniani. La sua malattia agli occhi, che andò progressivamente peggiorando fino a ridurlo alla completa cecità, gli fu diagnosticata nel 1956 quando era studente a Verona. Nel 1963 viene ordinato sacerdote. Nel 1965 parte per il Togo dove rimane alcuni anni e poi si reca a Parigi assieme a dei teologi comboniani.
«A Parigi», ricorda, «l'oculista mi disse che non c'era più niente da fare. Era giovedì 20 settembre 1973», precisa. «È stato un anno di dura lotta in me, non accettavo questa situazione, pregavo molto e negoziavo un po' col Signore». Poi aggiunge: «Ho avuto fiducia in Lui e subito tutte le paure sono sparite, ho ritrovato il gusto di essere missionario, di ripartire, di annunciare il Vangelo e da quel giorno è cominciata a sorgere in me una luce nuova che aumentava man mano che la luce di quaggiù diminuiva».
A Firenze ha imparato molto velocemente il braille, tanto da meravigliare perfino i suoi insegnanti. Gli è sembrato di «resuscitare», narra. Così ha pensato di portare questa esperienza in Togo. «Ho capito che il Signore mi aveva chiuso gli occhi perché li aprissi alle necessità dei ciechi del Togo, perché prima, quando ero laggiù, non li vedevo». Nel 1982 è iniziata la realizzazione del Centro Kekeli Neva di Togoville, per la scolarizzazione dei ragazzi ciechi, inaugurato nel 1985. Molti di loro adesso sono maestri, professori, altri si stanno laureando, uno diventerà avvocato e ha già fatto il dottorato arrivando quinto su 6.000 partecipanti.
«All'inizio la gente ci guardava incredula e con diffidenza», sottolinea padre Gilli. In tutti questi anni, sono passati per la struttura diverse centinaia di ragazzi. Più tardi nella capitale Lomè, promosso dall'associazione Santa Lucia, è sorto il Centro Santa Lucia dove i togolesi ciechi ed ipovedenti, raggiunta la maggiore età, ricevono una preparazione professionale. Il religioso ci tiene ad evidenziare una coincidenza: «È stato inaugurato giovedì 20 settembre 2007». Qui possono frequentare corsi biennali di tessitura, kinesiterapia, musica e informatica (grazie a computer con speciali tastiere e stampanti braille).
Uno di questi giovani, ora, vorrebbe aprire a Kpalimè una sorta di succursale del Centro per insegnare la chinesiterapia ad altri ragazzi ciechi. Ora è in corso un progetto agropastorale per la coltivazione e la lavorazione della manioca da parte dei ciechi. I Centri, divenuti punti di riferimento per la popolazione, sono gestiti dalle suore della congregazione Notre Dame de l'Eglise.
In Togo il non vedente è considerato maledetto da Dio. Le suore faticavano nei villaggi a convincere i genitori ad affidare i figli ciechi al Centro. Ma la bontà di questi progetti di promozione della dignità umana, che offrono una speranza di futuro ai ciechi (prima destinati solo a fare i mendicanti) ha trasformato la mentalità della gente del luogo. «I ciechi prima venivano insultati, ora sono rispettati», testimonia padre Fabio. Cosa ha imparato dai ragazzi non vedenti del Togo? «La tenacia, la perseveranza, mi hanno insegnato a non perdersi di coraggio, a cominciare e ricominciare», risponde il religioso. Che aggiunge: «Quando sono andato giù constatando la loro miseria, le loro necessità, ho dimenticato i miei mali. Così mi hanno aiutato, aprendomi il cuore».
«È un modo concreto per testimoniare la fede, di evangelizzare», afferma Igino Mengalli, presidente dell'associazione Santa Lucia che da 20 anni è unita da un ponte di solidarietà con i ciechi del Togo (ospitati a Verona l'anno del Giubileo) attraverso adozioni a distanza, raccolta di libere offerte e organizzazione di eventi a favore dei Centri.
Padre Gilli tornerà in Togo il prossimo 30 agosto. Lo accompagnerà Mengalli, che rimarrà laggiù 15 giorni per conoscere e documentare l'evoluzione dei Centri e, quindi, trasmettere poi qui le necessità e stimolare la catena di partecipazione solidale.

Marco Scipolo

mercoledì 6 luglio 2011

Disabili visivi: al via il concorso di poesia

ROMA. Un concorso di poesia aperto a chiunque viva una disabilità visiva, totale o parziale, e senza alcun limite di età: è tutto pronto per la XX edizione del concorso promosso dall'Unione italiana ciechi e ipovedenti di Reggio Emilia su tutto il territorio nazionale. Il concorso è infatti aperto a tutti i ciechi assoluti e ai disabili visivi con un residuo non superiore ad 1/10, soci o non soci dell'Unione italiana ciechi ed ipovedenti (Uici).

Le regole.
Le opere devono essere contrassegnate da un motto o da una sigla e, alle stesse, deve essere unita una busta chiusa recante esternamente il motto ma senza indicazione del mittente. All'interno della busta, deve essere contenuto nuovamente il motto o la sigla, e le generalità dell'autore: nome, cognome, età, indirizzo, numero telefonico e la dichiarazione di appartenere alla categoria dei disabili visivi con un visus non superiore ad 1/10. La sezione Uici di Reggio Emilia si riserva comunque in qualsiasi momento di verificare la veridicità di quanto dichiarato mediante richiesta del verbale attestante la minorazione.

Iscrizioni e modalità.
Ogni partecipante deve versare un contributo di iscrizione di 10 euro su conto corrente postale 14981427, intestato a Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti corso Garibaldi 26 42121 Reggio Emilia. Una copia della ricevuta va riposta anche nella busta contenente i dati personali. Ogni concorrente può inviare un massimo di due opere che non abbiano partecipato alle precedenti edizioni del concorso, in scrittura braille o in nero. Le opere devono pervenire all'Uici - sezione di Reggio Emilia, corso Garibaldi 26, entro le ore 12 di venerdì 21 ottobre 2011, indicando sulla busta l'edizione del concorso (ventesima, ndr).

Esito e premiazione.
Le buste con le generalità dei partecipanti vengono aperte solo dopo che la giuria ha stilato la graduatoria delle opere. Ai concorrenti viene data comunicazione dell'esito del concorso, del luogo e del giorno della premiazione, la cui data è presumibilmente quella di domenica 27 novembre 2011. La sezione si riserva il diritto di raccogliere le opere partecipanti al concorso in un volume o in cassetta. Nel concorso di poesia vengono premiate le prime 3 opere classificate a giudizio insindacabile della giuria, nominata dal consiglio provinciale dell'Uici, con l'assegnazione dei seguenti premi: I classificato, 600 euro; II classificato, 400 euro; III classificato, 200 euro. Per ulteriori informazioni o chiarimenti, rivolgersi alla segreteria della sezione Uici di Reggio Emilia al numero telefico 0522/43 56 56 o all'email uicre@libero.it. (eb)

“Risalire il vento” – Montesilvano 23 (24) luglio 2011.

Oggetto: “Risalire il vento” – Montesilvano 23 (24) luglio 2011.

Nella riunione del Consiglio Reg.le UICI d’Abruzzo del 28 maggio 2011 e stato deciso di riproporre anche per quest’anno l’iniziativa in oggetto consistente in una giornata ricreativo-sportiva sul mare in collaborazione con l’Associazione “Cala di Ulisse” e la UISP Abruzzo. L’iniziativa si terrà il 23 luglio 2011 (ed in caso di cattivo tempo il giorno successivo) presso lo stabilimento balneare “La Saturnia” di Montesilvano (situata all’altezza di via Adige).

Durante la mattinata, dopo un breve convegno di apertura tenuto dal Dott. Oriano Notarandrea, saranno svolte le seguenti attività: uscite assistite in barca a vela, in catamarano, in canoa, in pedalò, lezioni di wake board, banana e ciambella taxi oltre a prove di immersioni subaquee. Nel pomeriggio l’Associazione “Wake board” d’Abruzzo sarà a disposizione per giri completi di 10 minuti al costo di € 10,00. Tutta la giornata si svolgerà all’insegna della convivialità presso le due palme messe a disposizione dallo stabilimento balneare. Inoltre questo Consiglio Regionale UICI offrirà ai partecipanti una colazione a base di pizze, panini e bevande da consumarsi alle ore 13,00 presso lo stabilimento.

L’incontro presso lo stabilimento balneare “La Saturnia” è fissato per le ore 9,30 del giorno 23 luglio 2011.
Le adesioni devono pervenire a questo ufficio (tel. 085/4217414 – e-mail: uicabru@uiciechi.it) entro e non oltre le ore 12,00 di venerdì 15 luglio 2011.
Cordiali saluti.

IL PRESIDENTE
( Rocco Ing.Velli )

sabato 2 luglio 2011

E' cieca ma gioca ai videopoker

E' cieca ma gioca a videopoker

LECCE. Dal 2008 percepisce una pensione di invalidità risultando cieca assoluta, e quindi invalida civile 100 per cento. Una presunta invalidità che non le ha impedito, però, di recarsi con una certa assiduità a giocare ai videopoker in una sala giochi. La donna, una 41enne, è stata ora denunciata a piede libero dai carabinieri della Compagnia di Maglie, guidati dal maggiore Andrea Azzolini, per truffa aggravata ai danni dell'Inps. Sono stati gli stessi militari dell'Arma, dopo aver raccolto alcune voci che da tempo circolavano in paese, a decidere di indagare. L'illecito In molti, infatti, avevano notato l'atteggiamento sospetto della donna, originaria di Maglie, che da alcuni anni era solita andare in giro con tanto di bastone e cane guida per non vedenti. Negli ultimi tempi, però, qualcosa era cambiato e la 41enne, oltre a muoversi con una certa facilità, era stata letteralmente risucchiata dalla passione per il gioco. I carabinieri hanno quindi deci so di pedinare e osservare attentamente i movimenti della presunta cieca, sempre più convinti del fatto che dietro alla presunta invalidità si nascondesse qualcosa di illecito. Ed è per queste ragioni che hanno deciso di intervenire e documentare, il 13 giugno scorso, una delle serate trascorse dalla 41enne a giovare ai videopoker. Attraverso l'acquisizione dei filmati registrati dalle telecamere di videosorveglianza dell'esercizio commerciale, i militari hanno ricostruito movimenti e atteggiamenti della presunta invalida che verso le 19.30 si è recata, accompagnata dalla madre, nella sala giochi. Le immagini hanno permesso di immortalare la donna che, dopo aver varcato l'ingresso della sala giochi, prende uno sgabello e accomoda, si sfila gli occhialoni neri e con disinvoltura si abbandona piacere del gioco, seguendo con attenzione i punteggi che di volta in volta apparivano sui monitor, tra l'altro per nulla infastidita dalla luce intensa prodotta dagli stessi. Nella stessa ser ata alcuni carabinieri erano presenti nella sala giochi, mescolati agli altri clienti, per sorvegliare la situazione in tempo reale. Quando la donna ha cominciato a giocare alle macchinette elettroniche sono entrati in azione chiedendo i documenti a tutti presenti. A questa richiesta, la donna è sembrata visibilmente contrariata, ha infilato nuovamente gli occhiali scuri e, scansando facilmente sedie e persone, ha raggiunto la madre, affidandole il compito di fornire le generalità di entrambe, in quanto cieca. Una presunta sceneggiata che non ha convinto gli inquirenti, certi che dietro la cieca assoluta si nasconda in realtà una truffatrice. Le indagini proseguono per risalire, su delega della Procura della Repubblica di Lecce, ai membri della commissione medica che nel 2007 valutò la donna ritenendola cieca assoluta e dando, di fatto, il via libera all'ottenimento della pensione di invalidità. Interviene l'Inps Dal 2008 a oggi la 41enne avrebbe già percepito una cifra vicina ai 48mila euro. L'indagata sarà, con ogni probabilità, sottoposta a visite specialistiche per stabilire in quale misura sia non vedente o se la sua condizione di cecità sia pura invenzione. La vicenda è stata anche trasmessa per competenza alla sede Inps di Lecce che aprirà un fascicolo parallelo per valutare il fascicolo relativo alla donna e decidere innanzitutto se sospendere l'erogazione della pensione di invalidità. Non è escluso che sia lo stesso Istituto a decidere di sottoporre la donna a nuovi accertamenti medici che, nel caso fosse accertata la truffa, porterebbero a chiedere la restituzione di quanto indebitamente percepito sino a oggi. Andrea Morrone

giovedì 30 giugno 2011

FVG: da feed back acustico più autonomia per non vedenti

TRIESTE. La "agevolazione dell´orientamento spaziale delle persone non vedenti" è l´obiettivo del progetto di innovazione "Evoluzione dei sistemi di feedback acustico per la prima domiciliarizzazione dei soggetti con inabilità visiva acquisita" che dallo scorso dicembre impegna, per la sua realizzazione, l´Istituto regionale Rittmeyer di Trieste. Messo a punto dal dipartimento di Psicologia "G.kanisza" dell´ateneo giuliano e dal settore di Trieste dell´Unione italiana ciechi ed ipovedenti, il progetto si è classificato al primo posto nella graduatoria del bando regionale 2009 sull´innovazione (Lr 26/2005), imponendosi, come osserva l´assessore alla S alute, Integrazione sociosanitaria e Politiche sociali, Vladimir Kosic, per l´apporto dato all´incremento della qualità della vita in soggetti disabili, con soluzioni utili alla loro deistituzionalizzazione. Una finalità sostenuta dalla Regione in quanto, osserva Kosic, anche in questo caso "qualità della vita" significa "sospensività del sistema del welfare" in un momento in cui il settore necessita di attenzione, ma pure garanzia di reale autonomia in un contesto evolutivo sia dal punto di vista scientifico che sociale. Dell´iniziativa si è parlato oggi nel corso di un convegno che ha avuto luogo al Rittmeyer e del quale Kosic ha aperto i lavori assieme all´assessore alle Politiche sociali del Comune di Trieste, Laura Famulari, ed al presidente dell´Istituto Hubert Perfler, il quale ha confermato come ora l´obiettivo sia il passaggio alla fase attiva del progetto con l´inserimento delle persone disabili in appartamenti dotati di sistemi di feedback acustico. Il convegno di oggi è servito ad illustrare le caratteristiche e l´uso ottimale di tali sistemi e gli strumenti studiati per facilitare la vita autonoma delle persone con disabilità visiva da aziende come la Bi@work di Trieste, la Macrosystems di Vicenza, la Cambratech di Novara e dall´Istituto italiano di Tecnologia di Genova, impegnato nella campo della ricerca sull´orientamento spaziale dei soggetti con inabilità visiva. Traguardo finale, è stato confermato nel corso del convegno, è valutare la disposizione di marcatori spaziali che interagiscono con i vocalizzatori grazie alla connessione infrared da utilizzare come ausilio all´orientamento domiciliare in soggetti con disabilità visiva acquisita, dando alle famiglie la possibilità di inserirsi in percorsi di formazione mirati alla gestione dell´uso dei dispositivi di mappatura spaziale e oggettuale.

sabato 25 giugno 2011

La prima pista ciclabile per ciechi

PESARO. Domani alle 10, s'inaugura un nuovo tratto di ciclabile completato intorno alle antiche mura roveresche, in corrispondenza dell'ospedale San Salvatore: da piazzale Cinelli a piazza Lazzarini. L'intervento rappresenta un ulteriore tassello del progetto "Bicipolitana" per il collegamento della periferia con il centro, la zona mare e gli importanti poli della stazione ferroviaria, delle autocorriere e dell'ospedale. Il tratto presenta una significativa innovazione: sulla pavimentazione è stato infatti realizzato un percorso agevolato per disabili visivi. Interverranno il sindaco Luca Ceriscioli e gli assessori alle Nuove opere Rito Briglia e alla Mobilità Andrea Biancani. Sarà presente anche Maria Mencarini presidente provinciale dell'Unione Italiana ciechi e ipovedenti.

sabato 18 giugno 2011

Montesilvano, inaugurata una nuova spiaggia accessibile

Il progetto pubblico, unico del centro sud, ha realizzato passerelle cementizie removibili, una piazzola di stazionamento, passamano e bagni chimici accessibili. Ferrante, ufficio DisAbili: "Nata una cultura straordinaria"

PESCARA. Il comune di Montesilvano continua nella sua politica in favore delle persone con disabilità. Stamani alla presenza del sindaco Pasquale Cordoma, dell'assessore regionale ai lavori pubblici, Angelo di Paolo, di Claudio Ferrante, coordinatore ufficio DisAbili, è stata inaugurata sul Lungomare tra via Dante e via Leopardi, la seconda spiaggia pubblica locale accessibile alle persone con disabilità. Il progetto pubblico, unico del centro sud, ha previsto l'istallazione di 57 metri di passerelle cementizie removibili, una piazzola di stazionamento con tre palme, i passamano per persone non vedenti e i bagni chimici accessibili, oltre a cinque parcheggi riservati, scivoli colorati con l'eliminazione dei gradini, la sistemazione dei marciapiedi e attraversamenti pedonali a norma. "Abbiamo realizzato una cosa importante - ha sottolineato il sindaco Cordoma - perché non è facile rompere le barriere fisiche e culturali di una comunità. Spero che la nostra iniziativa - ha aggiun to - possa contagiare altre amministrazioni le quali comincino a pensare e lavorare per l'accessibilità universale di tutti". Un plauso al comune e all'ufficio DisAbili è stato espresso poi dell'assessore Di Paolo il quale, pur constatando le difficoltà economiche della Regione, si è impegnato a reperire fondi per l'abbattimento delle barriere architettoniche nei cantieri pubblici.

Soddisfatto e anche un po' emozionato l'autore della rivoluzione culturale e politica di Montesilvano, Claudio Ferrante. "Il nostro comune - ha detto - sta diventando un punto di riferimento nazionale per le politiche in favore della disabilità. Qui è nata una cultura straordinaria e ne sono fiero. Abbiamo costruito un grande percorso di abbattimento delle barriere e del pregiudizio". In questi ultimi anni, in effetti, a Montesilvano è stato realizzato davvero tanto. Sotto la spinta dell'ufficio DisAbili e con l'approvazione del comune sono stati realizzati parchi accessibili, abbattute le barriere architettoniche negli edifici pubblici, promossa una lotta ai falsi pass e ai parcheggiatori abusivi negli stalli riservati ai disabili, fatti lavori su marciapiedi, tolto gradini, aggiustato scivoli, promosso una cultura della disabilità con delle giornate nelle quali cittadini e amministratori pubblici si sono seduti su sedie a ruote e fatto percorsi tattili per non vedenti. Eventi organizzati per invitare le persone a mettersi nei panni di chi vive problemi di mobilità, e che ha visto d'accordo partiti di maggioranza e di opposizione e fatto scoprire agli amministratori locali una realtà prima di allora mai avvertita.

Un grande lavoro portato avanti nel corso degli anni da Claudio Ferrante e dall'ufficio DisAbili, ente comunale completamente gratuito per i cittadini, che si è visto arrivare numerosi riconoscimenti, in primis quello del ministero della Pubblica amministrazione quale esempio di buon servizio pubblico. Stamani a quello stesso pubblico si è rivolto ancora una volta Ferrante, a quelle istituzioni alle quali ha chiesto di investire e fare scelte economiche mirate per evitare spese inutili costruendo direttamente senza barriere architettoniche, con criteri di accessibilità universale; di promuovere inoltre un turismo accessibile in grado di creare nuova economia e nuove possibilità di entrate per le amministrazioni locali. Ma Ferrante ha voluto anche ricordare il grande impegno delle istituzioni regionali, dell'amministrazione comunale di Montesilvano, del sindaco Pasquale Cordoma, degli assessori, dei vigili urbani impegnati nella lotta ai falsi permessi e ai parcheggi abusivi, de gli impiegati, degli ingegneri che progettano con criteri di accessibilità. " Non c'è - ha detto - una norma nazionale che obblighi i comuni a fare spiagge accessibili. Per questo motivo ringrazio l'amministrazione comunale del lavoro straordinario che ha fatto, una volontà senza la quale l'ufficio DisaAbili non avrebbe nemmeno visto la luce".

venerdì 10 giugno 2011

Approvato il nuovo codice del Turismo

Approvato il nuovo codice del Turismo

Quattro articoli e un allegato contenente 69 disposizioni per cambiare il turismo italiano. È il nuovo codice del Turismo, il decreto legge del 23 maggio 2011, numero 79, pubblicato sul supplemento ordinario numero 139 della Gazzetta Ufficiale del 6 giugno 2011. Entrata in vigore delle nuove norme: il prossimo 21 giugno 2011. Tante le novità in arrivo che interessano i turisti in partenza, dal riconoscimento del «danno morale da vacanza rovinata», al giro di vite sulle truffe a un fondo ad hoc per fruire dei buoni vacanza. In arrivo anche nuove regole per evitare le truffe on line, con la completa equiparazione tra le agenzie di tipo tradizionale e quelle che offrono serv izi specifici attraverso internet. Vengono poi rese più competitive le imprese turistiche e in generale l’intera offerta turistica italiana. Le persone con disabilità, temporanea o permanente, hanno il diritto a utilizzare le strutture turistiche del nostro Paese: impedire loro tale diritto equivale a realizzare un atto discriminatorio. Quindi alberghi, campeggi, bed&breakfast non dovranno avere barriere architettoniche, in modo che le persone con disabilità possano fruire delle vacanze in condizione di pari opportunità con gli altri cittadini, e senza alcun aggravio di prezzo. Nello specifico, il riferimento di partenza è l’articolo 30 della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità che impegna gli Stati a riconoscere «il diritto delle persone con disabilità a prendere parte su base di eguaglianza con gli altri alla vita culturale», introducendo di fatto l’obbligo di «misure appropriate» per assicurare loro accesso ai materiali in formato accessibile, ai programmi tv e alle attività culturali in genere, e infine ai «luoghi di attività culturali, come teatri, musei, cinema, biblioteche e servizi turistici». L’accessibilità dei luoghi, dunque, «non deve determinare la scelta della vacanza: si deve poter scegliere una meta o struttura turistica perché piace e non perché è l’unica accessibile». Centro InfoHandicap - via Manzoni 5 c/o Distretto Sanitario Udine, mail: info@handicap.org, telefono 0432512635, fax 0432.30 99 94,www.infohandicap.org

di Antonio Bondavalli

mercoledì 8 giugno 2011

Manifestazione di protesta - Roma, 23 giugno 2011 - Piazza Montecitorio.

CIRCOLARE N.173
Prot. 11917/2011-06-08
PN (TD/fb)

Ai Consigli Regionali
dell'Unione Italiana dei Ciechi
e degli Ipovedenti

Alle Sezioni Provinciali
dell'Unione Italiana dei Ciechi
e degli Ipovedenti

Ai Componenti il Consiglio
Nazionale dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli
Ipovedenti

Ai Componenti il Collegio
Dei Probiviri dell'Unione Italiana dei
Ciechi e degli Ipovedenti

LORO SEDI


Questa Circolare e' presente in forma digitale sul Sito Internet http://www.uiciechi.it/documentazione/circolari/main_circ.asp"


OGGETTO: Manifestazione di protesta - Roma, 23 giugno 2011 - Piazza Montecitorio.

Carissimi,

come annunciato con circolare n. 166/2011, la FAND ha deciso di aderire alla campagna di protesta dell'EDF rivolta a sensibilizzare le istituzioni europee e nazionali affinche' la crisi economica non abbia impatto negativo sulle politiche sociali all'insegna del motto "I diritti dei disabili non sono negoziabili".
Ha deciso, inoltre, di far coincidere la manifestazione di protesta da tenere a Roma con quella indetta dal Forum del Terzo Settore all'insegna del motto "I diritti alzano la voce - Basta tagli, ora diritti! Sussidiarieta', non scaricabile!"; FAND e FISH, quindi, scenderanno in piazza a Roma il giorno 23 giugno con inizio alle ore 11,00. Il luogo di raduno fissato e' Piazza Montecitorio.
Nella riunione straordinaria della FAND del 31 maggio u.s., e' stato convenuto che le associazioni facenti parte della federazione parteciperanno con i propri uffici di presidenza provinciali e regionali. Come ho avuto occasione di sottolineare nella citata circolare, trattasi di un appuntamento importante per il futuro dei disabili italiani che vedono compromesso il lavoro fatto in tanti anni di duro sacrificio per la conquista delle pari opportunita' e della inclusione sociale. I tagli previsti alla spesa sociale, nelle sue diverse forme, sono pesanti e vanno a colpire prevalentemente i piu' deboli. Di fronte ad un pericolo cosi' devastante la risposta deve essere forte ed incisiva. Vi prego, quindi, di fare tutti i sacrifici necessari per essere presenti il giorno 23 giugno per dare la testimonianza della nostra solidarieta' ma anche per dare una ulteriore prova di unita' di intenti e di difesa dei diritti conquistati.
Si prevede una massiccia presenza delle migliaia di associazioni facenti parte del Terzo Settore. La FAND ha ritenuto di adottare misure utili ad essere visibili; chiediamo, quindi, che ogni delegazione predisponga, per ciascun partecipante, un cartello formato A3 di colore bianco con la scritta: "FAND - Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Sezione di ......". Al fine di non confonderci con gli altri manifestanti. Consiglio di incontrarci all'ingresso principale (Via del Corso) della Galleria "Alberto Sordi" gia' Galleria Colonna. E' auspicabile che tutti arrivino all'appuntamento subito dopo le ore 10,30 per poi unirci agli altri alle ore 11,00.
Si prega vivamente di dare conferma della partecipazione entro il giorno 17 giugno indicando, anche, i nominativi dei partecipanti.
So di chiamarvi ad un impegno economico di un certo rilievo, ma so anche che quando la storia ci chiama, non possiamo che rispondere: "PRESENTE".
Cordiali saluti.
IL PRESIDENTE NAZIONALE
Prof. Tommaso Daniele


N.B.: I componenti la Direzione e del Consiglio Nazionali sono invitati, ciascuno per il territorio di competenza, a sensibilizzare i presidenti provinciali e regionali affinche' la manifestazione sia il piu' possibile partecipata.