lunedì 25 luglio 2011

Guardare oltre la vista. Ciechi e ipovedenti al volante

L'iniziativa di Mite consente ai non vedenti di partecipare a rally. Ma spesso auto sui marciapiedi e bici sono ostacoli imprevisti

VERONA. Quando si ha la tentazione, magari solo perchè si ha fretta, di parcheggiare l'auto sopra un marciapiede, bisogna pensare alle persone per cui uno spazio pedonale libero, sicuro e a norma significa libertà di movimento. È il caso dei non vedenti e degli ipovedenti, che chiedono il rispetto dei propri diritti di cittadini. Nella nostra provincia, la Uic (Unione italiana ciechi) conta 500 associati, ma si calcola che siano tre volte tanti i veronesi con disabilità visiva causata da malattie genetiche come la retinite pigmentosa, dall'invecchiamento o da traumi. Un'iniziativa singolare, ieri mattina, ha voluto attirare l'attenzione sul tema, riunendo in piazza San Zeno, davanti alla basilica, gli esponenti di Gold-vis, acronimo di «Guardare oltre la disabilità visiva», associazione presieduta da Maurizio Mariotto.
Road book alla mano, trenta uomini e donne di diversa età, ciechi o ipovedenti, non solo veronesi ma anche veneziani, torinesi, romani e leccesi, sono saliti a bordo di altrettanti fuoristrada, a fianco di piloti professionisti, per svolgere il ruolo di navigatori grazie a mappe stradali tradotte in braille. Destinazione Breonio, sopra Fumane, dove il gruppo ha pranzato in ristorante. Ma il bello è venuto dopo, nella pista Terre Rosse a Sant'Ambrogio di Valpolicella, dove piloti e navigatori si sono scambiati posto e funzione. E i non vedenti hanno potuto sperimentare per la prima volta l'emozione della guida, oppure ripescarla dalla memoria di quando ancora riuscivano a vedere.
Hanno reso possibile quest'esperienza i rappresentanti di Mite (Mit insieme together ensamble, cioè «insieme» in quattro lingue), il progetto curato da Gilberto Pozza, che dà l'opportunità a persone non vedenti di partecipare come navigatori a gare di rally nazionali e internazionali. C'erano poi il responsabile di Jambo Club 4x4 Matteo Sona e il segretario della Federazione nazionale fuoristrada Andrea Colombo.
«Perché guidare? Per divertimento e sfida: tra noi ci sono persone che l'hanno sempre sognato, soprattutto i giovani. Ma oltre al lato ricreativo, con questa iniziativa vorremmo attirare l'attenzione sulle carenze di accessibilità che ha la nostra città», spiega Mariotto. «A parte auto, moto e bici parcheggiate in modo irregolare sui marciapiedi, i semafori sonori dovrebbero essere molto più diffusi ed efficienti. Un'altra battaglia è quella per introdurre sugli autobus la sintesi vocale, cosicché anche un cieco possa sapere a quale fermata ci si sta avvicinando, come sul treno. Intanto ringraziamo il sindaco Tosi per averci concesso l'uso di piazza San Zeno per la nostra partenza coi fuoristrada».
Com'è la giornata di una persona non vedente? «Normalissima. Solo un po' più complicata», sorride Benjamat, 30 anni, una giovane di origine tailandese ma da 17 anni a Verona. «Faccio la centralinista in centro storico. Vado e torno dal lavoro a piedi guidata da Menta, una labrador bravissima e molto ruffiana. La mia casa è come quella di ogni altra persona: non ho bisogno di un mobilio particolare. L'unica cosa che mi farebbe comodo sarebbe la lavatrice con i comandi in rilievo, ma costa troppo perché se ne producono poche. Ho imparato a memoria i comandi di lavaggio e mi arrangio lo stesso». Suo marito, Christian, 33 anni, ipovedente, dice: «Vogliamo sensibilizzare la gente. Abbiamo partecipato anche a cene al buio, dove i non vedenti facevano i camerieri e i vedenti gli ospiti. Sono tutti modi per abbattere stereotipi e far capire che siamo ancora molto indietro in tema di accessibilità». (L.CO.)

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