sabato 3 settembre 2011

Fand e Uic: "Sì alla riforma assistenziale, ma non in questo modo"


Fand e Uic: "Sì alla riforma assistenziale, ma non in questo modo"

ROMA. E’ giusto fare la riforma fiscale e assistenziale, ma così come il governo la sta concependo essa è solamente un mezzo per recuperare denaro sulla pelle delle persone con disabilità, delle quali non vengono rispettati i diritti. Anche l’Unione italiana ciechi e ipovedenti (Uic) - e la Fand, di cui la Uic fa parte - prende posizione contro l’articolo 10 del disegno di legge 4566, quello che nell’ambito della legge delega al governo per la riforma fiscale e assistenziale prevede interventi di riqualificazione e riordino della spesa in materia sociale. Va bene la lotta al fenomeno dei cosiddetti “falsi invalidi”, insomma, ma le ipotesi sul campo, ad iniziare dal legare l’indennità di accompagnamento al reddito, rappresentano azioni non rispettose delle persone con disabilità.

Il Consiglio nazionale dell’Uic, riunitosi in seduta straordinaria, si è espresso all’unanimità per chiedere il ritiro del disegno di legge 4566 “almeno per quanto concerne il capo II contenente le misure di riforma assistenziale”. Contestualmente è stato deciso “lo stato di agitazione a tempo indeterminato dell’intera categoria anche con forme di appoggio a manifestazioni di protesta decise in accordo con altre associazioni di persone disabili, ovvero organizzate da altri enti od organismi rappresentativi della società civile, fino a quando non sarà stata trovata una soluzione realmente rispettosa dei diritti di tutte le persone disabili, riconosciuti dalla Costituzione”.

Il Consiglio nazionale dell’Unione ciechi esprime “totale condivisione sulla necessità del contrasto al fenomeno della falsa invalidità, che, assorbendo indebitamente risorse finanziarie, non fa altro che nuocere a tutte le persone che soffrono di reali disabilità”; al tempo stesso ritiene che vi sia la “necessità di provvedere ad un riordino complessivo e ad una razionalizzazione dell’attuale disciplina concernente lo stato sociale, che siano però basati in ogni principio cardine, sul riconoscimento dei diritti soggettivi delle persone disabili, e non invece su forme, più o meno volontaristiche, di risposta al loro stato di bisogno, ovvero concepiti unicamente come ulteriore forma di contenimento della spesa pubblica che penalizzi doppiamente i disabili, prima come cittadini e poi come soggetti più deboli e a forte rischio di emarginazione”. Da questo punto di vista l’Uic esprime “fermo e completo rigetto di qualsiasi norma che preveda la violazione, anche par ziale, del principio dell’erogazione dell’indennità di accompagnamento al solo titolo della minorazione, quale espressione più alta dell’assioma contenuto nell’art. 38 della Costituzione e sulla base di quanto in più sedi sostenuto dai supremi organi giudicanti del nostro ordinamento, secondo i quali l’indennità di accompagnamento rappresenta un intervento assistenziale della collettività indirizzato non al mero sostentamento dei soggetti disabili, ma alla predisposizione di una misura riparatoria e compensativa, pur di natura pecuniaria, volta ad offrire sostegno ed aiuto solidale a chi soffre di gravissime menomazioni o particolari patologie, ed ha bisogno di assistenza continua per il compimento di atti quotidiani della vita che gli sono impediti, compresi quelli della cosiddetta vita sociale o di relazione”.

In tutto ciò, l’Uic esprime anche “piena disponibilità a collaborare con le autorità governative per la istituzione di un tavolo di concertazione, volto a definire le linee guida di un riordino normativo dell’attuale disciplina socio-assistenziale, rifiutando con forza qualsiasi intervento attuato senza il coinvolgimento diretto dei rappresentanti delle persone disabili, in spregio ai principi ispiratori della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dallo Stato italiano con legge 3 marzo 2009, n. 18”.

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