martedì 22 febbraio 2011

Tutta la classe studia il Braille

ACQUAVIVA PLATANI. Il mondo di Cristina è fatto di oscurità, ma è un'oscurità dove la luce dell'amore ha trovato terra fertile ed ha riempito quel buio di suoni e voci care. Oggi Cristina, una bambina di sette anni non vedente dalla nascita, è una bambina che vive in maniera naturale la sua diversità, circondata dall'amore della famiglia in primis e dall'entusiasmo amorevole delle sue insegnanti e della sua classe. Un entusiasmo talmente contagioso che l'intera classe composta da otto alunni, ha imparato a leggere e scrivere in braille, il sistema di scrittura e lettura a rilievo per non vedenti messo a punto dal francese Louis Braille nella prima metà del XIX° secolo.
Una intera classe che utilizza il braille è un evento straordinario nella sua naturalezza di cui però, le prime a meravigliarsi per l'attenzione mediatica suscitata, sono le stesse insegnanti, Maria Vaccaro, insegnante di sostegno specializzata nell'insegnamento ai bambini non vedenti, Maria Elena Di Gesù insegnante di inglese e Giovanna Schillaci, insegnante unico.
Che ad Acquaviva Platani qualcosa di eccezionale stava capitando, se ne è accorta la commissione che ciclicamente visita i bambini non vedenti. Tant'è che proprio ad Acquaviva si terrà la 4° Giornata nazionale dei Braille, con un camper che stazionerà oggi e domani in città per eseguire dei controlli alla vista alla popolazione. E giovedì, presso la scuola "San Giovanni Bosco", si terrà il convegno sulla necessità di prevenire le patologie alla vista.
Ieri abbiamo conosciuto questa classe eccezionale, composta da sei bambini e due bambine. Dice l'insegnante Maria Vaccaro: «I libri di testo sono arrivati un po' in ritardo e per non lasciare Cristina indietro li ho trascritti in braille. Quando sono arrivati i libri di Cristina, i compagnetti sono rimasti entusiasti perché anche se era un libro diverso, Cristina leggeva le loro stesse letture ma in maniera molto spedita. A quel punto, con assoluta naturalezza mi hanno chiesto: maestra ci insegni il braille? Partendo dal presupposto della complicità esistente tra i bambini che con Cristina condividono tutto e cresceranno insieme, ne ho parlato con le colleghe che sono state d'accordo.
Va chiarito che i bambini non vedenti possiedono le stesse potenzialità dei bambini normodotati a condizione che siano messi a loro disposizione adeguati supporti. Da questo punto di vista non ho fatto nulla di eccezionale se non il mio lavoro. Abbiamo quindi acquistato i necessari supporti anche per gli altri bambini che adesso scrivono e leggono in braille utilizzando la tavoletta marsella e un punteruolo».
Le insegnanti danno una dimostrazione pratica: dettano e i bambini, tutti quanti, scrivono in braille. Inutile dire che Cristina li batte senza fatica e fa da sponda ai compagni in difficoltà che a lei si rivolgono per chiarimenti quando hanno qualche dubbio.
«Mi piace molto venire a scuola - dice Cristina - e mi piacciono molto le letture, in particolare quelle di religione con le storie di Gesù». Le insegnanti Di Gesù e Schillaci aggiungono: «Per noi grandi forse si tratta di qualcosa di speciale visto la risonanza che il nostro lavoro sta avendo, in realtà è un fatto assolutamente naturale nato dietro esplicita richiesta dei bambini».
E va da sé che questi bambini normodotati che vivono in una piccola comunità come Acquaviva, apprendendo fin da piccoli l'uso del braille, potranno avere opportunità di lavoro alternative. Ma il futuro è ancora lontano, il presente invece è fatto di entusiasmo e calore, e scalda il cuore udire il ticchettio del punteruolo che all'unisono batte sulla tavoletta. Il braille dunque come lezione di vita autentica che unisce. E già questi piccoli che oggi danno una lezione di vita nella loro genuina semplicità, imparano anche l'inglese, sempre in braille. La porta ha una targhetta con scritto door e sotto i simboli in rilievo del braille, così come gli altri oggetti in classe. Tutto semplice, tutto naturale ma tutto anche così speciale. Cristina sorride e continua a scrivere, i compagni le vanno dietro, ignari dello straordinario miracolo che insieme hanno compiuto.

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