sabato 5 febbraio 2011

Meglio non vivere di speranze, ma prima o poi ci arrivano..

Occhio bionico, nuova frontiera della ricerca

Seconda giornata di convegno alla Gran Guardia. A confronto 400 oculisti da tutto il mondo. In diretta quattro interventi chirurgici. Oggi si parla delle tecnologie più avanzate

VERONA. Prosegue oggi alla Gran Guardia la due giorni sulle terapie per le patologie complesse della retina, organizzata dalla dottoressa Grazia Pertile, direttore dell'Unità operativa di Oculistica dell'ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar. Un meeting che ha portato a Verona una platea internazionale, con più di 400 partecipanti, molti provenienti dall'estero.
Mattina, ieri, tutta dedicata alla chirurgia, con 11 interventi in diretta da quattro sale operatorie: due a Negrar, una di Barcellona e un'altra di Lovanio. Particolare interesse ha suscitato l'operazione chirurgica eseguita dalla dottoressa Pertile. «Ho praticato un trapianto autologo di coroide», spiega, «cioè la sostituzione di una parte, quella malata, del tessuto più vascolarizzato della retina con un lembo sano prelevato dallo stesso occhio. Una tecnica, insieme alla traslocazione maculare, d'eccellenza per la cura della degenerazione maculare senile».
Si tratta di una patologia a carico della parte centrale della retina, sempre più diffusa a causa dell'aumento della vita media, che può portare anche a una cecità relativa. Il trapianto di coroide viene praticato in pochi centri italiani e uno è il reparto di Oculistica di Negrar, dove il 40 per cento dei pazienti ricoverati (circa 1.500 l'anno) viene da fuori regione.
Ma ieri i relatori si sono soffermati anche sulle altre terapie disponibili e su quelle in via di sperimentazione. Risultati «veramente soddisfacenti», come hanno sottolineato più interventi in sala, si stanno ottenendo con la terapia genetica, per la cura di patologie ereditarie, causate dalla mancanza di uno o più geni. «Si hanno buone notizie per la retinite pigmentosa, tra le più diffuse malattie genetiche della vista, capace di portare alla cecità», sottolinea la dottoressa Pertile, «mentre si assistono a dei miglioramenti eccezionali su bambini colpiti dall'otticopatia di Leber, prima causa di ipovisione in età pediatrica».
Altro fronte è il trapianto di cellule staminali, per il quale non esiste per ora possibilità di applicazione clinica. L'obiettivo è trasformare in vitro queste cellule «bambine», quindi non ancora differenziate, in fotorecettori, cioè cellule della retina, con le quali sostituire il tessuto retinico malato. Per questo il Sacro Cuore in collaborazione con il San Raffaele di Milano sta portando avanti uno studio con le staminali retiniche dell'adulto.
Oggi il congresso chiude con la frontiera per eccellenza dell'oculistica, l'occhio bionico. Una retina artificiale con microchip capace di mandare impulsi al nervo ottico. In Germania e negli Stati Uniti, dove sono in corso due sperimentazioni, alcuni pazienti ciechi ora sono in grado di individuare, seppur con definizione grossolana, le lettere dell'alfabeto.

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